La riapertura di barbieri e parrucchieri posticipata al 1 giugno non piace agli esercenti di Messina. Più di 200 parrucchieri si sono uniti per rivendicare la loro posizione e il loro diritto alla riapertura, di cui si fa portavoce il parrucchiere Lillo Valvieri, anche presidente dell’associazione cittadina di commercianti. “Quanto annunciato dal Governo ieri - si legge in un comunicato -, non corrisponde ad una soluzione adeguata per la ripresa e il contrasto dell’emergenza, proprio perché non contempla le diverse circostanze e grado di emergenza presente sul territorio nazionale, colpito in modo assai differente dalle regioni del nord a quelle del sud, dove l’emergenza ha mantenuto un andamento assai più moderato". "Pertanto i parrucchieri in protesta, trovano sproporzionate le misure di cautela rispetto ai benefici ottenuti. I danni economici risultano eccessivi rispetto ai benefici derivanti da una simile decisione, in un territorio dove i numeri dei contagi non si avvicinano neanche lontanamente a quelli delle regioni del nord più colpite”, conclude la nota. Secondo Valvieri “l’insostenibilità di tale chiusura costringerà inevitabilmente alla ripresa dell’attività in modo sommerso e irregolare, quindi recandosi direttamente a casa dei clienti per svolgere il loro lavoro. Circostanza questa, che presenta dei rischi notevolmente più alti rispetto ad una regolare riapertura delle loro attività, nei nostri saloni potremmo lavorare in tutta sicurezza, con la possibilità di poter sanificare continuamente i locali e le attrezzature del mestiere, cosa che a domicilio non può essere fatta. L’esigenza quindi di mantenere in piedi la propria impresa spingerà i parrucchieri a lavorare anche a domicilio, situazione che sembra aprire scenari molto più rischiosi e potenzialmente pericolosi di una riapertura vera e propria anche della categoria in questione”. Il gruppo di parrucchieri messinesi si rivolge al presidente della di Regione Musumeci, “il quale aveva già risposto col silenzio ad una precedente richiesta di ascolto e di aiuto, tramite lettera, sempre da parte della stessa categoria. Stavolta la richiesta si fa più insistente e la voce più alta, i parrucchieri si dicono disposti a scendere in piazza con una protesta simbolica per farsi finalmente ascoltare, e non accetteranno nuovamente il nulla come risposta”.