Molti stanno equivocando il significato del piano Sud 2030 presentato nei giorni scorsi a Gioia Tauro dal premier Conte. A sostenerlo è il prof. Antonio Saitta, consigliere giuridico del ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, in un'intervista che sarà domani in edicola sulla Gazzetta del Sud.
Saitta evidenzia che il grande piano da 123 miliardi di euro non è un semplice contenitore di opere pubbliche da realizzare nei prossimi dieci anni, ma il primo vero tentativo strutturale, dopo quello della cassa del mezzogiorno, di affrontare la questione meridionale in termini moderni e innovativi, vincolando una parte rilevante della spesa dello Stato per programmi di ampio respiro volti a rafforzare lo sviluppo, la crescita, la lotta alla fuga dei giovani, al disagio sociale e alle mafie, comprendendo anche un grande piano infrastrutturale.
L'area dello stretto, sostiene saitta, non è vero che sia esclusa da questo processo ma anzi è parte integrante e dipenderà poi dalla forza e dalla capacità progettuale della politica, di enti e istituzioni, riempire di contenuti il grande contenitore. E di questione meridionale si parlerà oggi durante il convegno dei lions organizzato nel pomeriggio nel salone delle bandiere, con la presenza dello scrittore e giornalista pino aprile.
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