Un impianto eolico sottomarino potrebbe fornire energia pulita a Messina e Reggio Calabria. Il progetto è già in fase avanzata ed è stato presentato in un Salone delle Bandiere gremito Ricavare energia dalle correnti dello Stretto è un'impresa possibile. E con quest'obiettivo si è svolto il convegno, organizzato da Volt Messina e Legambiente, su un progetto di turbine eoliche con cui produrre elettricità proprio dalle correnti marine. All'incontro hanno preso parte i relatori Giovanni D’Arrigo - Presidente di Legambiente Peloritani- Alfredo Mangano -Coordinatore cittadino di Volt Messina-, Vincenzo Mazzara -ideatore del progetto- Antonio Di Pietro -esperto in scienze della terra e membro di Volt Messina e Giovanni Rinaldi -esperto in energie rinnovabili presso l'università di Exeter
Il progetto è già oltre la fase sperimentale, e ha suscitato l'attenzione delle istituzioni. Erano presenti il presidente dell'Autorità portuale dello Stretto, Mario Mega, la biologa Nunzia Spanò – che ha portato anche i saluti del Rettore dell’UniMe, Salvatore Cuzzocrea – e il rappresentante all'estero di “PMI-Impresa Italia” Domenico Spanò. Seppur non presente, anche il prefetto Maria Carmela Librizzi ha manifestato interesse nei confronti dell’iniziativa, inviando dei saluti.
“Abbiamo il vizio di piangerci addosso, ma non è così che si cambiano le cose, bisogna rispondere ai problemi con le soluzioni, non con la rassegnazione. Questa è la prima proposta di Volt per la città, una proposta scelta non a caso, una proposta che racchiude il nostro modo di fare Politica, una proposta concreta, fattibile, coraggiosa, che dimostra che uno sviluppo davvero sostenibile è possibile, che risponde al problema dell'emigrazione e che è costruita assieme alle associazioni del territorio, quelle associazioni che la Politica deve tornare ad ascoltare” -dichiara Mangano-. “In Sicilia c’è bisogno di investire, e bisogna farlo in progetti di qualità” – ha dichiarato D'Arrigo- che prosegue con “un impianto d'avanguardia come quello presentato oggi merita certamente il sostegno di Legambiente, per il suo basso impatto ambientale e le grandi potenzialità sia in termini ambientali che di indotto lavorativo, Legambiente sarà sempre a fianco e supporterà soluzioni di questo tipo”
Ma com'è nata l'idea di una centrale elettrica sottomarina? “Tutto parte da un aneddoto personale, un po’ come la mela per Newton” – ha spiegato l'ideatore del progetto, il consulente finanziario Vincenzo Mazzara – “stavo attraversando lo Stretto su una barca, i cui 10 cavalli non bastavano per farmi muovere. Mi resi conto di avere una grande fonte di energia sotto lo scafo. Così decisi di commissionare uno studio preliminare sulla fattibilità di un impianto eolico in mare”.
Dallo studio è stata sviluppata una turbina molto particolare: “Può ancorarsi al fondo autonomamente, è installata su un piccolo catamarano e può adattarsi al flusso delle correnti mantenendosi in posizione parallela, non inquina e può produrre fino a 600 kW per singola unità. Le nuove tecnologie hanno permesso inoltre di abbattere i costi di oltre il 50%; 200 milioni di euro sarebbero una cifra sufficiente” – ha concluso Mazzara.
A illustrare ulteriori dettagli tecnici è stato l'esperto Antonio Di Pietro, che ha approfondito anche alcuni dei problemi che andranno affrontati, come le piante che potrebbero compromettere l'impianto o il possibile impatto sulla fauna marina. Alcuni elementi si possono ottenere analizzando i progetti simili già esistenti nel mondo, che sono stati illustrati in collegamento da Exeter da Giovanni Rinaldi, esperto Messinese che in Inghilterra studia proprio le fonti rinnovabili, Rinaldi ha mostrato come, grazie ad investimenti sia pubblici che privati, progetti di questo tipo siano economicamente sostenibili e come, nel tempo, portino ad un enorme impatto positivo in termini economici ed ambientali
La grande partecipazione di pubblico ha confermato la sensibilità e l'interesse dei cittadini nei confronti di soluzioni innovative e attente all'ambiente. Tutti i presenti hanno preso l'impegno di concretizzare il progetto, ognuno per i propri ambiti di responsabilità e competenza, un’intesa dunque trasversale che va dalla volontà politica a quella professionale nel voler realizzare una soluzione che risponda alle esigenze della città ma che può potenzialmente essere risposta alla problematica dell'inquinamento derivante dalla produzione di energia elettrica, “un atto di responsabilità a cui tutti siamo chiamati anche nei confronti dei nostri figli e nipoti.”
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