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Edilizia in crisi in tutta la provincia di Messina: in 10 anni persi 12 mila posti di lavoro

Oltre dodicimila posti di lavoro persi in dieci anni. Un aumento del lavoro nero del 48% rispetto al 2009: in pratica più di due lavoratori su tre di una ditta non sono messi in regola. Con un dato monstre: se nel 2009 le ore lavorate erano 11 milioni 461 mila 441, nel primo semestre di quest'anno si fermano a 1 milione 662 mila 475. In un contesto in cui le ditte attive sono 1.600 in meno rispetto a dieci anni fa e le gare aggiudicate in provincia di Messina fanno registrare un segno meno del 66%.

Sono i dati sul comparto dell'edilizia che vengono fuori dal report che, come ogni anno, la Uil Messina e la Feneal Uil hanno prodotto in occasione del Ferragosto. Dati che i segretari generali Ivan Tripodi e Pasquale De Vardo definiscono, a ragion veduta, «drammatici», segno di un «letterale disfacimento». E che inducono il sindacato a lanciare «l'ennesimo appello, ormai forse inutile, finalizzato ad evitare la definitiva cancellazione del settore dell'edilizia e per evidenziare le cause che, senza se e senza ma, vedono un'evidente pesante corresponsabilità del governo nazionale (oggi in piena crisi), del governo regionale guidato da Musumeci e delle amministrazioni comunale e metropolitana guidate dal sindaco di Messina De Luca».

L'analisi prende in esame un confronto lungo dieci anni, e non a caso si concentra su «un comparto che è stato il principale volano per l'economia dell'intera provincia messinese». Un mutamento dell'edilizia, in una città che per anni ha vissuto di un evidentemente eccessivo ricorso al cemento e alle gru, era inevitabile. Mutamento che però è diventato vero e proprio crollo, di un settore che altrettanto evidentemente non è riuscito a riadattarsi, a cambiare pelle, a trovare nuova linfa in percorsi diversi, complice un contesto istituzionale che non è stato capace di mettere in moto quei processi, in termini di progetti e di cantieri pubblici, necessari a sostenere un'economia non più in grado di sostenersi su certi numeri.

Si peggiora di anno in anno

E infatti i numeri che emergono dal rapporto della Uil, basato su un'articolata elaborazione di dati certi derivanti dall'incrocio dei numeri ufficiali provenienti dalla Cassa Edile, dall'Inps e dall'Inail, sono impietosi. «Carta canta - scrivono Tripodi e De Vardo -: i freddi numeri consegnano una situazione drammatica ed impietosa del comparto edile, settore storicamente propulsore dell'economia della provincia di Messina. I dati in questione sono terrificanti e, di anno in anno, peggiorano senza che vi sia alcun segnale che evidenzi una benché minima controtendenza. Anche quest'anno dobbiamo segnalare e denunciare due aspetti gravi ed agghiaccianti».

Il primo: «Nel giro di dieci anni i lavoratori occupati sono scesi da 16.182 del 2009 a soli 4.138 del 2019; si sono persi ben 12.044 posti di lavoro, vale a dire una secca diminuzione pari a -75%». Il secondo: «Il lavoro nero è vertiginosamente aumentato del 48%: i lavoratori in nero oggi presenti in un cantiere sono mediamente ben oltre il 74% della forza lavoro, ed infine il numero di gare aggiudicate in Provincia di Messina vede un segno negativo oltre il 66%».

A preoccupare è proprio il trend costantemente negativo. Appena tre anni fa il lavoro nero era quasi il 10% in meno rispetto a quest'anno, le imprese attive erano quasi 800 in più, i lavoratori occupati oltre 3 mila in più, i cantieri attivi quasi 4 mila. La retribuzione nel 2009 totalizzava 108 milioni di euro, nel 2016 era già a 54,7 milioni, nel primo semestre di quest'anno si superano appena i 20 milioni. Decine e decine di milioni di euro che non vengono messi in circolo, dunque, nell'economia locale, se non - parzialmente - in nero, con tutto ciò che questo comporta. «Una vera e propria macelleria sociale - osserva la Uil - che si coniuga ad uno spropositato e predominante impiego di lavoro irregolare caratterizzato da una folle corsa al ribasso sul costo del lavoro che va a discapito dei diritti e della sicurezza dei lavoratori stessi».

Il messaggio alla politica

«È lapalissiano - continuano Tripodi e De Vardo, passando dall'analisi numerica a quella politica - affermare che soltanto attraverso una radicale inversione di questi numeri la città e la provincia di Messina potranno realisticamente pensare ad un futuro di concreto sviluppo. Tutto il resto sono solo parole al vento poiché di chiacchiere inutili e di vuote promesse siamo tutti abbondantemente stanchi. In tal senso, dobbiamo evidenziare che proprio il sindaco di Messina De Luca, impegnato solamente a fare lo sceriffo e a giocare sui social, ha una gravissima responsabilità su tutta una serie di mancate azioni amministrative che avrebbero potuto dare respiro occupazionale ai tanti lavoratori edili, ormai da tempo immemore disoccupati. La verità è che De Luca non ha prodotto nessun atto amministrativo finalizzato a dare risposte al mondo del lavoro e in particolare al settore dell'edilizia».

La Uil fa alcuni esempi: «Come mai De Luca non parla più di risanamento e sbaraccamento? Ad oltre un anno dalla costituzione dell'Arisme e dalle penose sceneggiate del sindaco De Luca caratterizzate dall'impegno solenne a realizzare lo sbaraccemento entro il 31 dicembre 2018, le baracche sono ben piantate al loro posto e di risanamento non parla più nessuno. Tante opportunità di sviluppo e di lavoro ci sarebbero attraverso l'edilizia scolastica, l'edilizia sanitaria, la messa in sicurezza dei torrenti, il rifacimenti dei tratti stradali cittadini e metropolitani. Per non parlare delle grandi incompiute sulle quali abbiamo ripetutamente evidenziato la gravità dello stato dell'arte e delle ingenti risorse previste dai fondi del Masterplan e dei patti per Messina e per la Sicilia, che ormai, tranne per un improbabile miracolo, andranno inesorabilmente perse per soggettive responsabilità politico-amministrative con grave nocumento per lo sviluppo e l'occupazione».

È troppo tardi?

«Nonostante tutto siamo testardi - concludono Ivan Tripodi e Pasquale De Vardo - e i tragici numeri della crisi del settore dell'edilizia ci obbligano, seppur con tenue speranza, a lanciare l'ennesimo grido d'allarme finalizzato a sensibilizzare tutte le istituzioni, i governi nazionali e regionali, le amministrazioni locali e la deputazione messinese al fine di attivarsi per dare risposte concrete finalizzate a creare occupazione nel nostro territorio. Non dobbiamo più consentire ai nostri giovani di “emigrare” lontano da casa in cerca di occupazione e prospettive future che, oggi, con nostra grande rabbia Messina non riesce a garantire. Noi non ci fermeremo e proseguiremo la battaglia per il lavoro».

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