Che la vicenda non finisse con un semplice “va bé, dai, non è successo nulla, che vuoi che sia qualche fila allo sportello e, al limite, puoi sempre fare ricorso”, lo si era capito fin dai primi giorni del caso “cartelle pazze”. E adesso c’è chi vuol chiedere conto e ragione al Comune per quello che è accaduto in queste settimane, per i disagi che ancora oggi i cittadini sono costretti a sopportare, per le conseguenze che potrebbero avere ripercussioni negative anche sulle casse municipali. «Ben 23.000 cartelle pazze costituiscono un tentativo da parte del Comune di Messina per costringere i suoi cittadini a pagare somme non dovute: tutto ciò è inaccettabile». Tuona così l’avvocato Ernesto Fiorillo, presidente nazionale di Consumatori Associati. «La maggior parte delle cartelle recapitate nelle ultime settimane – spiega Fiorillo – sono frutto di errori pacchiani dove si avanzano pretese palesemente infondate in quanto riferite ad un debito tributario già pagato o caduto in prescrizione. Nella maggior parte dei casi i contribuenti dopo essersi resi conto che l’atto ricevuto è del tutto infondato, non riescono però facilmente ad ottenere un provvedimento di annullamento. Mandare atti emessi nello stesso momento mediante procedure automatizzate, in assenza di un preventivo controllo e indirizzate a migliaia di contribuenti, ha creato una confusione totale negli uffici. Gli impiegati, difatti, non riescono a rispondere a tutte le richieste che ricevono e a farne le spese, come al solito, sono i contribuenti che, pur avendo regolarmente pagato il proprio debito si trovano costretti ad affrontare file interminabili con ore di attesa senza la garanzia di vedere soddisfatte le proprie ragioni». Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Messina in edicola oggi.