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A Messina persi 17 mila abitanti e 28 mila posti di lavoro

La “Stampa” di Torino, nell’edizione di ieri, ha dedicato tre pagine all’emergenza infrastrutturale del nostro Paese, elencando cifre e numeri degli appalti in corso, di quelli bloccati, delle grandi opere da realizzare e di quelle ferme al palo.

E ovviamente quasi tutta l’attenzione è concentrata sulle regioni del Nord e non perché il quotidiano venda in Piemonte, ma per le scelte dei Governi nazionali, compreso l’ultimo, che hanno di fatto escluso il Sud da ogni possibilità di colmare il gap ormai secolare con il resto d’Italia.

Numeri e analisi che portano ad una sola considerazione: «Per Messina serve uno shock. Economico, infrastrutturale, di mentalità». Ad affermarlo è il segretario generale della Cisl Tonino Genovese, ribadendo quanto dichiarato nel corso del convegno su “La Sicilia e l’Italia: un progetto di coesione e di condivisione”, organizzato dalla Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno.

Questa è l’ennesima fotografia di Messina: dal 2001 al 2017 la popolazione della città metropolitana è diminuita di 30.411 unità (661.708 contro 631.297) e quella del capoluogo di 17.417 (251.710 contro 234.293). Dal 2010 ad oggi gli occupati sono passati da 195.529 (il 29.9% della popolazione) a 178.628 (il 28.3% della popolazione). Cifre ben conosciute, ahinoi.

A questi numeri si aggiungono quelli sulla disoccupazione, passata dai 30.143 del 2010 ai 58.871 del 2017. E dal 2017 al 2018 si è registrato un calo di assunzioni di 7652 unità (6223 a tempo determinato e 418 a tempo indeterminato, 1011 altre tipologie di contratti).

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola

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