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"Concorsone" per anestesisti, in 28 nelle aziende ospedaliere di Messina

Il fine è funzionale, permetterà all'apparato sanitario regionale di garantire i servizi. Sul piano della legittimità è stato fatto tutto al meglio nel “Concorsone” per dirigente medico di Anestesia e Rianimazione bandito a livello siciliano, che pure rischia di scontentare diversi operatori dando un segnale “morale” negativo almeno per quanto riguarda il distretto peloritano. Sul quale le aziende si sono mosse diversamente rispetto agli altri comprensori, finendo in alcuni casi con lo scoraggiare le risorse umane già in forza ai nosocomi.

Partiamo dai numeri per provare a capire cosa è accaduto: in 34 si sono presentati negli uffici dell'Azienda ospedaliera per l'emergenza “Cannizzaro” di Catania, capofila della procedura di bacino, per esercitare l'opzione sull'Azienda sanitaria nella quale andare a prestare servizio, in mobilità volontaria, secondo una delibera del 22 novembre scorso (erano 62 in graduatoria).

Ben 28 hanno scelto Messina, nello specifico 16 saranno destinati al Papardo, 10 al Policlinico, 2 all'Asp. Numeri “alti” se rapportati all'unico posto disponibile al policlinico “Vittorio Emanuele” di Catania (su un totale di tre ospedali più l'Asp) o ai 4 dell'Asp di Siracusa. Sono rimaste invece vacanti le posizioni meno ambite, come le 16 dell'Asp di Enna. Per le quali, piuttosto che attraverso la mobilità volontaria, si procederà con concorso per titoli di esami.

Ma perché a Messina erano così tante le posizioni libere rispetto ad altri capoluoghi? Perché in alcuni casi le Aziende al momento di comunicare alla Regione le carenze non hanno tenuto conto della presenza in pianta organica dei propri “contrattisti” (come avvenuto invece sul territorio etneo), bensì l'effettiva esigenza numerica di anestesisti-rianimatori che necessitava alla struttura per funzionare.

Dal “Gaetano Martino” per esempio sarebbe stato comunicato all'Assessorato regionale alla Sanità che 13 erano i posti da occupare, senza considerare che al Policlinico ci fossero già degli operatori entrati con un concorso, seppure si tratti di contratti a tempo determinato. Una scelta, lo ribadiamo, assolutamente legittima e lineare, ma che probabilmente spedirà altrove professionisti che si sono formati qui e avrebbero sognato di crescere ed immaginare il proprio futuro da queste parti.

Nel caso dell'Azienda ospedaliera universitaria, che peraltro di per sé godrebbe in parte anche di una propria autonomia gestionale, dieci probabilmente dovranno fare le valigie e cercare occupazione altrove (non faticheranno più di tanto visto che il profilo risulta abbastanza ambito), tre hanno già preferito andare via.

Con la graduatoria di mobilità, su 13 posti, 10 hanno fatto richiesta in mobilità di fatto mandando via chi negli ultimi due anni ha garantito l'attività assistenziale. Peraltro, la procedura in mobilità è stata sviluppata senza tenere conto dei profili professionali specifici, visto che al Policlinico servirebbero anestesisti ultra-specializzati in determinate unità.

Coloro che rischiano di “saltare” hanno ovviamente manifestato delusione, nelle ultime ore si sono susseguiti i contatti con la deputazione regionale che sta provando sottotraccia ad intervenire cambiando la situazione in corsa. La politica si sta interessando adesso, potrebbe essere troppo tardi. Restano alcune domande: è stato valutato tutto e volutamente è stata imboccata questa strada? C'è stata una condivisione di queste scelte? L'impressione è che ancora una volta non sia stato fatto il massimo per tutelare i messinesi vogliosi di non emigrare come tanti fanno ogni anno.

Intanto l'assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza parrebbe avere avuto dei ripensamenti sull'intero “Concorsone”, che rischia con questa formula della mobilità di riempire gli ospedali dei centri più grandi, svuotando in maniera pesante quelli periferici. All'orizzonte un blocco dei nulla osta o addirittura dell'intera procedura?

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