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Togo, l’arte di dare anima a colori e paesaggi: esposte nella sede della Regione Lombardia le opere del pittore messinese Migneco

Fino al 24 settembre sarà disponibile la mostra che contempla la presenza di quadri dal 1964 a oggi

È cominciato tutto nel lontano 1949. Fu un anno di grande dolore per il piccolo Enzo Migneco, che aveva perso prematuramente la madre. Ma fu anche l’anno della grande scoperta, quella che gli avrebbe consentito un giorno di diventare il pittore Togo. Il luogo è Lipari, le Isole Eolie, che sempre sono rimaste nel suo cuore e nel suoi colori.
Per un anno il ragazzino Enzo, 12 anni, va a vivere con la zia Rina, professoressa di Scienze naturali, e frequenta a Lipari la seconda media. Come ho già scritto in passato, ammira i colori della natura, è a contatto continuo con il mare, ma soprattutto s’imbatte in una “cosa nuova” che gli cambierà la vita e che si materializza attraverso un pittore (di cui non sappiamo il nome), a quel tempo costretto al confino. Ha una certa età, non è italiano, ma una grande passione: la pittura. E sta lì, in riva al mare, a dipingere “en plein air”, esponendo la sua tecnica a chi gli sta vicino incantato. Nasce da lì Togo che a poco a poco si sovrappone a Enzo Migneco, travasando verso lo pseudonimo (dall’inglese to go, andare) il pittorico sangue di famiglia, proveniente dallo zio Giuseppe.
Da allora sono trascorsi 75 anni, e il pittore (nato per caso a Milano, dove il padre si trovava per lavoro, ma messinese fino al midollo, nonostante il suo ritorno professionale nel capoluogo lombardo) aggiunge ai tanti riconoscimenti quello di una mostra antologica, aperta fino al 24 settembre nella prestigiosa sede della Regione Lombardia, impreziosita da un catalogo con gli interventi del poeta Guido Oldani e dello storico dell’arte Carlo Vanoni.
Sono opere (particolarmente interessante anche il settore dedicato alle incisioni, in cui Togo eccelle) che vanno dal 1964 a oggi e confermano come l’artista sia stato capace di andare avanti con l’evoluzione di uno stile del tutto personale, improntato a un uso del colore sempre più vivace e potente, e per questo riconoscibile e inimitabile. Lui ha percorso tutti questi anni accettando un continuo confronto con tutti i movimenti e tutti le mode, ma rimanendo fedele a sé stesso, apparendo talvolta superato e talaltra all’avanguardia. C’è chi dice che abbia preceduto il ritorno al concetto più originario di pittura voluto dalla Transavanguardia, considerazione che mette in luce un aspetto tanto più vero per un artista che come lui, pur sempre a suo modo, era partito dal realismo di Migneco e Guttuso per poi distaccarsene immediatamente, senza dimenticare mai il primato della pittura in senso stretto, proprio della sua visione dell’arte. Oggi, nel 2024, i suoi dipinti ci ripropongono ancora i “paesaggi” mediterranei con un astrattismo che confina continuamente con la figurazione, senza mai entrarci. Lo fanno rinnovandosi in modo costante, perché il dialogo tra i colori – vivi solari pieni eoliani – si mantiene denso di sfumature e non propone frontiere ma unioni e dialoghi.
Dipingendo il primato della natura in tele in cui la presenza umana è sostanzialmente assente pur se percepibile, Togo esprime un credo politico-sociale, legato alle necessità della pacifica convivenza, alla comunanza di intenti, alla solidarietà. Chi lo conosce sa bene quanto l’artista messinese creda in queste cose, ma la sua pittura sarebbe banalizzata se rientrasse in un impegno politico. Natura e pittura sono unite in modo indissolubile dentro di lui, formano un’affermazione dirompente, che non può fare a meno di esprimere.
Quel ragazzino che conobbe la pittura a Lipari nel 1949 è rimasto in primo piano dentro di lui, è passato attraverso l’amato Matisse, Gauguin, l’idolo Picasso e gli espressionisti tedeschi, per tornare e rimanere nei colori delle Eolie, assunti a colori del mondo, della creazione, dell’unica vita possibile. Tutto è testimoniato anche dal bel video presente in mostra, realizzato da Marco Dentici, un’eccellenza del cinema italiano.
I costanti rientri di Togo nell’amata Briga Marina sono il serbatoio di un’ispirazione, poi portata e riportata a Milano, nel suo antro-studio vicino a Porta Romana, un luogo unico, dove sembra che ci si possa perdere in un buio caotico e labirintico e dove invece le sue opere danno luce ed energia. Come accade anche in questa importante mostra nella Regione Lombardia, in un percorso di opere che brilla di luce propria.

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