Secondo una tradizione, tenuta in gran conto nell’area peloritane, e non solo, un’ambasceria di notabili messinesi guidati da San Paolo, nel 42 d.c. lasciò lo Stretto e navigò verso oriente, per visitare la Madonna e renderle omaggio. La quale stilò e affidò agli ambasciatori una lettera, e insieme alcuni suoi capelli, e di Messina si dichiarò Celeste Patrona, benedicendo la città dello Stretto.
Dal 12 agosto 1934, una statua della Madonna della Lettera spicca sul forte San Salvatore all’ingresso del porto falcato, ed alle navi che vi approdano pare proprio che riveli, dei messinesi, l’incrollabile fede mariana. Della solenne inaugurazione di codesta statua, davvero pregevole e molto venerata, sta per celebrarsi dunque il novantesimo anniversario.
Lasciamoci ora un po’ guidare da “Un console per Messina”, ovvero “mons. Angelo Paino arcivescovo e archimandrita”, considerevole libro di Giuseppe Foti apparso nel 1968. Quel 12 d’agosto fu il papa Pio XI a presentare, via radio da Roma, la scultura, illuminandola quindi, “ad una folla di duecentomila persone che assiepava i moli e le banchine del porto falcato”. L’avvenimento fu anche seguito ben oltre Italia. Il “Times” di Londra, ad esempio, ne riferì ampiamente il 12 settembre 1934.
Così il cronista inglese: “Apparecchi radiofonici adattati per ricevere le onde ultracorte della speciale stazione vaticana impiantata a Castelgandolfo sotto la direzione del sen. Marconi, furono posti lungo il mare costeggiante, che era gremito di vapori di Oslo, di New York e di altri porti, anche di navi da guerra italiani. E quando la radio annunziò: “Attenzione! Parla il Papa”, molti si inginocchiarono nelle strade e gli uomini si levarono il capello”.
Da Roma, il Papa pronunziò allora la benedizione in latino, e appena dopo la stele con in cima la statua apparve illuminata.
Della statua della Madonnina del porto, e specialmente del suo autore, alquanto dimenticato, giova aggiungere qualcosa. Aurora Albert Calabrò, nipote dell’artista, che ricordiamo stimata collaboratrice della “Gazzetta”; ne discute variamente nel suo pregevole libro “Tore Edmondo Calabrò, artefice della Madonnina del porto di Messina” (2005). Tore Calabrò, nativo di Nizza Sicilia, fu scultore e pittore di notevole livello. Lo ricordiamo, in grande attività, nel suo atelier di via Saffi. A parere della nipote Aurora, l’opera che più contribuì a renderlo noto fu senza dubbio la grande statua della Madonna della Lettera che egli modellò nel 1934. La quale, fusa in bronzo dorato, è alta sette metri, posta su un globo del diametro di circa due metri e sessanta centimetri anch’esso in bronzo dorato.
Inizialmente, l’artista sembrò ispirarsi alla statua argentea della Madonna della Lettera di Lio Gangeri custodita nel Duomo. Ma in corso d’opera - rivela la Albert - cambiò idea. La stele del gran monumento a quanto pare la scelse mons. Paino e la progettò l’ing. Francesco Barbaro; rivestita in pietra di Trapani, è alta circa trentacinque metri. A sezione ottagonale e slargata in basso, poggia su un basamento circolare: il cosiddetto forte Campana risalente alla seconda metà del Cinquecento. Ove campeggia la scritta della Vergine “Vos e ipsam civitatem benedicimus”…
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