Carlo Degli Esposti, l’altro “papà” di Montalbano. Intervista al produttore premiato al Tao Fest
E’ il produttore che ha portato sullo schermo le pagine di Camilleri, Savatteri e Cassar Scalia, partendo nel 1999 dal commissario più amato, nato dalla penna del grande scrittore di Porto Empedocle. Per questo suo impegno a 360 gradi sui narratori siciliani, Carlo Degli Esposti ha ricevuto al Teatro Antico il Cariddi d’Oro alla carriera del settantesimo Taormina Film Festival. Di Camilleri Degli Esposti ha adattato anche i romanzi storici, tra cui “La mossa del cavallo” e “La concessione del telefono”, ma tutto è partito dall’intuizione dell’editrice palermitana Elvira Sellerio, che gli fece conoscere i primi libri dell’autore. «Grazie alla segnalazione di Elvira ne comprai i diritti – ci ha detto - nonostante in Rai i lettori avessero espresso un giudizio molto critico su quei romanzi. Fu la lungimiranza dell’allora direttore di cinema e fiction Sergio Silva a far partire tutto, dando inizio all’epopea di Montalbano e al rapporto con Camilleri e la cultura siciliana». Nelle storie di Montalbano convivono dramma e ironia su un’impostazione da giallo che svela risvolti intimi dei personaggi. Cosa l’ha affascinata delle avventure del commissario? «La profondità e capacità di raccontare una terra senza stereotipi, nella sua verità, attraverso un racconto di genere. Le storie di Montalbano riguardano il suo lato personale, ma soprattutto quello di coloro che entrano in contatto con lui, perché le sue intuizioni portano a scoprire la Sicilia e la sua storia, il passato e il futuro di questa terra. Raramente si trova tanta profondità in un racconto unico. Sono felice di averle realizzate e non è ancora finita». Quindi state lavorando sul ritorno del personaggio? «Abbiamo in cantiere una rivisitazione ulteriore di Montalbano. Stiamo studiando con la volontà di aprire un altro capitolo». Il contributo di Camilleri e del regista Alberto Sironi è stato fondamentale per il grande successo televisivo del personaggio… «Con Andrea c’è stata una gran de amicizia e la sua perdita è anche umana, perché era un amico vero con cui consigliarsi oltre il lavoro, un “subpadre”. Alberto non ha avuto paura della cultura che trasudava dai libri di Camilleri. perché spesso nelle trasposizioni televisive si teme lo spessore di un testo. Lui non lo temeva». Dopo i testi di Camilleri, la storia d’amore con la Sicilia è andata avanti con “Màkari”, dai romanzi di Gaetano Savatteri, sempre editi da Sellerio, e “Vanina”, dai libri di Cristina Cassar Scalia (Einaudi). Fiction con diversi elementi in comune con Montalbano… «Sono tutte e tre caratterizzate dall’ironia tipica della cultura siciliana.”Màkari” è un altro modo di raccontare la regione, più leggero, ma ugualmente profondo, da parte di un giovane allievo di Camilleri. Cassar Scalia, scrittrice di grande valore, racconta un altro aspetto della Sicilia, la città, col focus su Catania, metropoli di uno spessore culturale infinito, anche in questo caso narrata attraverso il genere». Perché la Sicilia si presta così tanto a narrazioni letterarie e audiovisive? «Da Verga e Pirandello ha avuto e ha grandi scrittori che l’hanno raccontata in modo eccelso, nella sua complessità e nella profondità della cultura che si è continuamente sovrapposta, riuscendo con intelligenza a decodificarne i vari strati».