A Taobuk il commissario all’economia Gentiloni tra moniti e 'bilanci': "L’identità europea da costruire sul pluralismo"
«Ci siamo riconciliati con il patriottismo, ma metterlo in contrasto con l’identità europea è un errore: io sono orgogliosamente italiano e orgogliosamente europeo, e non c’è alcun conflitto. Non si giochi sulle contrapposizioni». Il commissario europeo dell’Economia Paolo Gentiloni ha declinato sul fronte del pluralismo il tema della 14. edizione del festival Taobuk, su uno scenario che rende prioritari, quotidiani, i temi di politica internazionale, tra conflitti e definizione dei nuovi organismi comunitari - Parlamento e top jobs, gli incarichi di vertice - dopo l’esito del voto e i pesanti “strascichi” sul fronte franco-tedesco. Il commissario europeo torna quindi a Taormina, ed è tempo di ricordi e bilanci, tra passato e futuro, passando per un presente carico di incognite. L’incontro ha preso le mosse dal volume “Nelle vene di Bruxelles” di Paolo Valentino, giornalista del Corriere della Sera che ha introdotto il dialogo cui ha preso parte anche il direttore del quotidiano Luciano Fontana. «Proprio qui - ha ricordato Valentino riferendosi ai saloni del S. Domenico, citati nel volume - si può dire che l’Europa nacque, con la Dichiarazione di Messina del 1955, premessa dei Trattati di Roma da cui poi nacque l’Ue». «L’identità europea non è in contrasto con la propria. Anzi, l’Unione è una realtà votata al compromesso, nel rappresentare lo sforzo di 27 paesi per l’integrazione in un progetto comune, cui anche questo libro vuole contribuire». «Pensiamo a cosa eravamo e a cosa siamo diventati per la mobilità, la moneta unica, gli investimenti. L’Europa non è un moloch regolamentatorio che frena l’economia: l’idea che piccole nazioni da sole possano fare meglio non ha fondamento», ha ribadito Fontana prospettando la “prova della realtà” nell’atteggiamento sull’Europa per i partiti che arrivano al governo. «È un’illusione pensare che non sia successo nulla - ha aggiunto riferendosi al colpo per le leadership francotedesche - Sembra il ritorno all’Europa delle Patrie, ma se c’è un Paese che non può stare se non in Europa è proprio l’Italia: combattere per farlo comprendere è compito della politica lungimirante». «L’identità europea non è un edificio lineare, ma abbiamo il privilegio di starci, e non so se ce ne rendiamo conto» ha ribadito Gentiloni riferendosi ai parametri relativi ad esempio all’aspettativa di vita, alla sanità pubblica, ai temi delle diseguaglianze e delle garanzie dei diritti e libertà universali, in cui l’Italia fa meglio degli altri. «Cito l’esempio del Covid - ha aggiunto - chi stava in Europa è stato fortunato rispetto a chi stava in Cina o in Usa. E se tutti hanno avuto i vaccini è stato grazie alla Commissione Europea. Abbiamo varato gli eurobond, Next Genera tion Eu, che in Italia è definito Pnrr. E sono orgoglioso di essere il commissario che ha fatto queste proposte, e questi successi hanno cambiato la discussione sull’Europa». «Mi auguro che le forze europeiste abbiano buoni risultati anche in Francia» ha evidenziato e rispondendo a Valentino sul futuro della Commissione ha espresso un giudizio positivo sull’attuale presidente, prefigurandone la ricandidatura e chiosando: «Kissinger disse: per l’Europa non saprei a chi telefonare. Io direi: telefonare von der Leyen». «Adesso - ha prefigurato - si aprono nuove sfide: i tre pilastri, la Russia con l’energia, gli Usa con la sicurezza e il commercio con la Cina, stanno “ballando”, e l’Europa è chiamata a fare miracoli. La crisi dello scorso decennio, tra Grecia e Brexit, è archiviata, ma se ne aprono altre: l’Europa non può fermarsi».