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Tomasi di Lampedusa e tutti i luoghi magici del “Gattopardo”. Seminario a Messina

Luoghi che ispirano narrazioni e ne ricevono il valore aggiunto che ne sostanzia l’anima, creando una bellezza senza tempo. Che può diventare, oggi, oggetto di accorte politiche culturali. Questo l’assunto centrale del seminario «Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo», svoltosi nell’Aula Cannizzaro dell’Università di Messina per presentare la seconda edizione dell’omonimo libro (edito da Pacini) di Maria Antonietta Ferraloro, docente, saggista e scrittrice, già autrice de «“Il Gattopardo” raccontato a mia figlia» (La Nuova Frontiera Junior), e tra le curatrici di “Itinerari siciliani” (Historica). Nel volume, tra l’altro, emerge come il soggiorno di tre mesi di Tomasi di Lampedusa nel piccolo borgo messinese di Ficarra, nell’estate del 1943, rappresenti un tassello ben preciso nel grande affresco gattopardiano e sia stato per il principe una sorta di fondamentale seme narrativo. Un seme che Ferraloro individua e descrive con dedizione, pazienza, soprattutto amore, alla luce di un’attenta ricostruzione storica, come hanno sottolineato i relatori Antonio Baglio (docente di storia contemporanea Unime), Filippo Grasso (docente di analisi di mercato Unime) e Letizia Pace (Presidente dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa di Palma di Montechiaro), moderati dalla giornalista Anna Mallamo.
Il prof. Baglio ha analizzato il volume, apprezzandone soprattutto, da storico, il rigore documentativo e toccando le principali questioni che riguardano il romanzo e il suo elusivo, sfuggente, riservatissimo autore. Ma al di là dell’indubbio valore storico e letterario, il libro – mappando i “luoghi del Gattopardo”, da Villa Piccolo di Capo d’Orlando a Palma di Montechiaro, da Palermo a Ficarra – consente di focalizzare l’attenzione sulla necessità di percorsi condivisi, di politiche culturali che attirino turismo colto e consapevole, alla scoperta di specialissime bellezze siciliane.
L’autrice segue i passi fondamentali di Tomasi di Lampedusa, con meticolosità e passione, ricostruisce i suoi percorsi personali, e – ha osservato Baglio – la grande capacità di Tomasi di fondare sui suoi luoghi un immaginario ampio e coerente, di un fascino che resiste nel tempo.
«Opere come questa – ha detto Mallamo – ci portano per mano in certi luoghi: non “soltanto” nel palazzo o nella piazza, ma proprio dentro quell’innesco immaginativo che è diventato un romanzo immortale, patrimonio durevole della Sicilia e dell’Italia». Un patrimonio che può, deve declinarsi anche come turismo culturale.
Ma il turismo culturale, secondo Letizia Pace, richiederebbe un profondo cambiamento strategico, unendo i tanti che lavorano in questa direzione: portavoce dell’Istituzione intitolata allo scrittore, ha sottolineato l’impegno della cittadina – “fondata” dai Tomasi nel 1637, dove l’autore nel 1955 ritrovò lo slancio per continuare e concludere la sua opera, appena prima di morire, e dove Luchino Visconti era intenzionato a girare il suo capolavoro tratto dal libro – che ogni anno ospita iniziative rievocative nei luoghi ritratti nel “Gattopardo” (come la Chiesa Madre e il Monastero delle Benedettine) e ne porta avanti il nome.
Molto concreta la proposta del prof. Filippo Grasso, docente di Analisi di mercato all’ateneo messinese, che ha sottolineato la necessità di coinvolgere tutti i soggetti, dai tour operator alle agenzie di viaggio, nella creazione di una vera e propria “rete” di percorsi culturali, unendo, come nel “Gattopardo”, Sicilia occidentale e orientale.
«Luoghi in cui – ha concluso Ferraloro – il genio riesce, come l’acqua dalle fonti magiche, a riportare giovinezza o eternità».

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