Il romanzo storico, uno schedario della memoria per voci, che va continuamente aggiornato, come ha fatto il messinese Amedeo Finocchiaro, di formazione filosofica e «appassionato di storia patria», autore del bel «romanzo storico siciliano» «L’indagine Camiola» (Città del Sole), presentato alla Biblioteca Cannizzaro del Palacultura di Messina dall’autore assieme all’editore Franco Arcidiaco, reggino ma soprattutto “strettese”, e ai relatori, la professoressa Carmelita Paradiso e l’architetto Nino Principato. Un’indagine, come recita il titolo alludendo ai suoi vari misteri, che inizia dall’affascinante Camiola Turinga, esempio di un femminile che resiste e salva, metafora di una Sicilia indomita e ribelle, anche se umiliata e isolata.
La Paradiso ha evidenziato, infatti, l’omaggio di Finocchiaro a una donna speciale attraverso la voce narrante del barone Manfredi Alagona, legato agli Aragona di Sicilia, che mette in moto l’indagine su Camiola, esaltata da Boccaccio nel suo «De mulieribus claris», tra 106 donne famose, storiche e mitologiche, che hanno in comune fascino e determinazione. Una testimonianza eccezionale a fronte della consegna del silenzio da parte degli Aragona che dominavano la Sicilia nella seconda metà del secolo XIV, un periodo storico assai complesso illustrato da Principato: dalle battaglie tra Aragonesi e Angioini per il possesso della Sicilia, tra “parzialità” latina e “parzialità” catalana, alla ribellione dei baroni siciliani, dalle lotte tra le famiglie magnatizie come i Chiaromonte e i Ventimiglia e i Palizzi, che aizzano città e cittadini, alle trame papali, dagli intrighi di palazzo alle politiche matrimoniali.
Insomma, un teatro di forze contrapposte in cui la vicenda di Camiola non è solo quella di un’eroina sfortunata in amore, ma di chi fu tanto audace da sfidare la corona aragonese. La bella Camiola, infatti, figlia del cavaliere Lorenzo Toringo, di origine senese, alto militare della guardia del re Federico III Aragona, educata a corte e vicina alla regina Eleonora d’Angiò, riscattò al posto della famiglia reale, fatto insolito, il figlio naturale di Federico, Orlando, catturato nella battaglia di Lipari del 1339 in cui i catalani furono sconfitti dagli angioini. In cambio il principe promise di sposare Camiola, già vedova, salvo poi tradire la parola data adducendo la condizione non nobile della donna, che lo trascinò in tribunale, quindi lo rifiutò definitivamente con la vendetta di una messinscena della cerimonia nuziale, e si ritirò in convento, un capitolo anche questo avvincente nella storia del femminile religioso messinese.
Una storia «che travalica il mito del fascino per cui era già ben conosciuta in Sicilia ma che era trattenuta nell’inesprimibile», e ricca di suggestioni, come hanno evidenziato Paradiso e Principato a partire dai luoghi scomparsi o dimenticati di una Messina che – ha detto la Paradiso – «la cesura del terremoto del 1908 ha consegnato all’oblio», e dalla stessa copertina del romanzo, messa in evidenza da Principato, con l’elaborazione grafica di Rino Baeli della foto di Finocchiaro al «Sigillo della Chiesa di S. Maria Annunciata di Basicò» (secolo XIV), ancora oggi visibile nella Scalinata della Colomba di Messina. Una vicenda piena di «punti interrogativi e di spazi da riempire» ha detto l’autore, che lo ha spinto a interrogare per circa sei anni carte e documenti, testimonianze letterarie e tradizione popolare «spezzettata tra vari autori, oltre a Boccaccio, dal cronachista fra’ Michele da Piazza a Bandello, da Fazello a Buonfiglio, da Caio Domenico Gallo a Samperi a Gregorio», e a consultare testi storici e saggistici moderni e recenti, come si evince dalla ricca bibliografia in calce al volume.
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