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Il “Marchese del Grillo” a Messina fino a domenica, altra scommessa vinta da Piparo

Il regista messinese ha ripreso il film cult di Monicelli e lo ha reso un capolavoro teatrale La commedia musicale al “Vittorio Emanuele” con protagonista un travolgente Max Giusti nella parte che fu di Sordi

Una sfida vinta. L’ennesima. Davanti una montagna altissima da scalare con una vetta iconica come “Il Marchese del Grillo”, film cult di Mario Monicelli con una delle interpretazioni più riuscite e indimenticabili della carriera di Alberto Sordi. Ma Massimo Piparo, direttore artistico del Sistina di Roma, non è tipo che si ferma al cospetto di sfide complesse e montagne da scalare. E così il tour che sta facendo registrare record in tutti i teatri d’Italia, rivisitazione della prima edizione di 5 anni fa, è un successo straordinario. Che fino a domenica 7 gennaio sarà a Messina, al Teatro Vittorio Emanuele, per la regia proprio di Massimo Romeo Piparo e con il travolgente talento di Max Giusti (biglietti ancora in vendita).

La commedia musicale è un mix vincente di ironia e sarcasmo, con le musiche originali composte da Emanuele Friello, le coreografie di Roberto Croce, le ricche scenografie di Teresa Caruso e con un grande cast di oltre 30 artisti. Tra cui Marco Valerio Montesano, figlio di Enrico che fu protagonista della edizione di cinque anni fa.

Un omaggio a Roma e alla romanità, nonché alla tradizione gloriosa della commedia all'italiana che riporta sulla scena e all'affetto del pubblico uno dei personaggi più amati e radicati nella storia della città eterna: il Marchese Onofrio del Grillo, nobile carismatico, irrimediabilmente ozioso e dispettoso, impudico e sfrontato, farà sorridere e riflettere con la sua maschera dolce amara. Lo spettacolo, tratto dal celebre film del 1981 con Alberto Sordi, campione di incassi e di risate, narra la vicenda – ispirata a una figura storica realmente esistita – che riporta indietro nel tempo alla Roma degli inizi del XIX secolo.

«Il Marchese del Grillo illumina Roma in un momento molto particolare della propria storia contemporanea – racconta Massimo Romeo Piparo che torna a Messina, dopo il musical “Cats” del mese scorso –. La schietta filosofia di vita di Onofrio del Grillo pervade l’intera commedia di rimandi attualissimi e tremendamente affini con la realtà a cui tutti i romani devono quotidianamente fare fronte: giustizia corrotta, una Chiesa in bilico tra il debole potere spirituale e il più ammaliante potere temporale, il tremendo dilemma dell’essere e dell’apparire, il dramma dei più poveri contrapposto al cinismo dei potenti; tutti argomenti che sembrerebbero fotografare l’attuale sistema-Italia e ancor più l’inesorabile declino di Roma Capitale, ma che invece sono scaturiti quasi mezzo secolo addietro dalla felice intuizione di grandi maestri della commedia italiana della seconda metà del ‘900».

Numeri straordinari per un musical che dopo cinque anni torna a riempire i teatri italiani.
«Il Marchese del Grillo non è solo Roma, è l’Italia intera. Un continuo gioco tra essere e apparire con un secondo atto che strapperà tantissime risate agli spettatori. E poi c’è un Max Giusti straordinario: Alberto Sordi è un monolite. Max è stato bravissimo non forzando nulla. Non ha lavorato per allontanarsi da lui, ma per lasciare andare il Sordi che era in lui. Perfetto, un omaggio vero e proprio.
E ci sarà anche Marco Valerio Montesano, figlio di Enrico che cinque anni fa era il protagonista.
«È un bravissimo attore al di là del nome che porta. E i messinesi lo apprezzeranno nelle vesti del servitore di Ricciotto. Ma è nel complesso tutto il cast a essere di assoluto valore».

In un momento in cui il Teatro italiano non sta benissimo.
«Diciamo che ha una brutta influenza e non si riesce a rinnovare e rilanciare. Lo spettatore ormai è molto consapevole perché trova tutto sui social e può facilmente scegliere. Premia chi deve essere premiato e boccia chi non è all’altezza. Nel complesso non è un gran momento».

E Massimo Romeo Piparo torna nella sua Messina. Dopo il successo dello Chapiteau Sistina a Milano.
«Andiamo con ordine. Chapiteau Sistina nasce per essere portato dove vogliamo, compreso l’estero. Un teatro itinerante che porta lo stile dei miei prodotti ovunque. Milano è il luogo più ideale per fare un test, il posto più dinamico culturalmente e economicamente d’Italia. A Messina in realtà il mio ritorno è affidato a Lello Manfredi, un privato che vuole fortissimamente i miei spettacoli e che rischia in proprio. Non vedo ancora un progetto di sviluppo che punti sulla cultura e su meccanismi virtuosi attorno agli spettacoli. Gli eventi vanno bene, ma costano tantissimi soldi. Con quegli investimenti forse si potrebbe creare altro per lasciare qualcosa di concreto. Accademie, corsi di teatro...».

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