Pascoli a Messina e l’alunno sacerdote. Una pagina poco conosciuta del grande poeta nella città dello Stretto
Del rapporto idilliaco tra il grande Giovanni Pascoli e Messina, dove insegnò per un lungo periodo, non si scrive mai abbastanza. E si dovrebbe consegnare finalmente alla città un luogo fisico dove far confluire i ricordi, i libri e gli studi sulla sua opera, che giacciono purtroppo da decenni sparpagliati in città. Un’occasione ci viene dalla recente riedizione di un volume prezioso, interessante, accurato, raffinato, che s’intitola “Il professor Pascoli a Messina, l’Iter Siculum e l’alunno sacerdote”, edito da Città del Sole Edizioni. Un saggio multidisciplinare, con prefazione del prof. Fabio Stok, scritto a sei mani dal giornalista e ricercatore Sergio Di Giacomo, dal magistrato Giuseppe Minutoli, l’alunno sacerdote in questione era tra l’altro un suo congiunto, e dal docente letterario e studioso Giuseppe Ramires. Tutti e tre rigorosamente messinesi, tutti e tre rigorosamente appassionati del grande poeta, tutti e tre rigorosamente votati alla giusta collocazione dei suoi, per troppo tempo “oscurati”, anni messinesi nel contesto nazionale. Ed ecco i quesiti principali che il libro scioglie: chi era lo studente al quale il prof. Giovanni Pascoli, nei cinque anni della sua docenza di Letteratura Latina all’Università di Messina, assegnò l’unica tesi di laurea a noi nota? Come mai l’argomento dell’elaborato, redatto da un giovane sacerdote, ha una forte caratterizzazione religiosa? Qual è il valore scientifico e culturale di quella trattazione e dell’opzione ermeneutica? A queste e ad altre domande tenta di rispondere il volume che, nel riproporre in maniera critica, con un attento esame filologico, una tesi di laurea concepita nel lontano 1901, approfondisce la figura di don Salvatore De Lorenzo e del suo legame con il prof. Pascoli, le controverse tensioni spirituali di quest’ultimo e la sua complessa esperienza professionale e di vita del quinquennio messinese, dallo stesso definito “i cinque anni migliori, più operosi, più lieti, più raccolti, più raggianti di visioni, più sonanti d’armonie della mia vita”. Nel volume, ecco la “chicca”, viene anche pubblicata per la prima volta, con un ampio apparato critico, la versione ampliata e corretta (tratta dai manoscritti del poeta) dell’Iter Siculum, ovvero la prolusione pronunciata nel 1898 dal prof. Pascoli inaugurando la sua docenza messinese, rinvenuta tra i manoscritti del poeta. Un testo interessantissimo. C’è ancora tanto da ri-scoprire sulla lunga e intensa stagione di poesie, libri, amicizie, passeggiate, relazioni intellettuali, visioni e passioni che il grande Giovanni Pascoli trascorse a Messina. Lo scrisse lui stesso che passò i cinque anni più belli della sua vita, anche molto prolifici dal punto di vista letterario. Eppure fino ad oggi nelle biografie ufficiali e nella rappresentazione tradizionale di questi anni passati a guardare l’immenso correntizio mare dello Stretto e a passeggiare il pomeriggio sulla sabbia fina di Maregrosso, c’è poco o nulla. Ma qualche tassello negli ultimi anni di studi e ricerche è stato posto, basti pensare all’importantissimo convegno internazionale di studi promosso dall’Università di Messina che ha focalizzato anche alcuni aspetti molto innovativi della lettura non banalmente tradizionale dell’opera pascoliana. La volontà per esempio espressa di recente da uno dei suoi studiosi, il prof. Vincenzo Fera, di rendere fruibili alla comunità scientifica attraverso il web le missive e le cartoline inedite che il nostro ateneo custodisce può contribuire proprio a “riscrivere” la biografia pascoliana aggiornandola sull’importanza fondamentale che ebbero gli anni messinesi per il poeta. E poi c’è il sogno, la visione mirabile, coltivato dall’ormai consolidato gruppo di “folli” messinesi da oltre un decennio, quello della casa-museo lì dove Pascoli visse con la sorella Mariù, a Palazzo Sturiale di Largo Risorgimento, per costituire finalmente un importante itinerario culturale e metagrafico di tutto il materiale che Messina può offrire - ed è tanto -, per raccontare finalmente in maniera temporalmente ragionata e organica, e fruibile, il suo ricco mondo e i suoi alternanti sentimenti. Un sogno che sembrava quasi avverarsi con l’ipotesi d’acquisizione da parte della Regione Siciliana dell’appartamento di Palazzo Sturiale, grazie all’allora governatore Nello Musumeci e all’ex assessore ai Beni Culturali Alberto Samonà. Ci fu una stima di valore precisa per oltre 150mila euro, poi venne esitata anche una regolare delibera d’acquisto. Ma il “no” del proprietario bloccò tutto. Casa Pascoli avrebbe dovuto far parte di una rete di case-museo che avrebbe dovuto legare tutte le strutture dell’Isola che sono collegate alla storia di personaggi che nella nostra terra sono nati, cresciuti, hanno espresso il loro estro artistico o che, magari semplicemente, di questa terra si sono innamorati e vi sono rimasti. Sono passati già alcuni anni, era forse l’agosto del 2010, da quando ci occupammo per la prima volta di casa Pascoli. Si generò poi un bellissimo moto d’opinione che grazie anche al contributo del prof. Piero Chillé e del prof. José Gambino ha portato in questi anni a raggiungere alcuni traguardi importanti per ricordare la figura di Pascoli, con il coinvolgimento delle scuole, della ex Provincia Regionale, che gli ha anche intitolato la propria Biblioteca, e dell’Università, che oltre ad acquistare alcune sue preziose lettere ha poi dedicato un convegno di altissimo profilo internazionale nella ricorrenza del centenario della morte, nel 2012. Il prof. Giuseppe Rando, già ordinario di Letteratura Italiana nel nostro ateneo, gli ha dedicato un bellissimo libro, che s’intitola “Giovanni Pascoli: poesie e prose della stagione messinese”. E all’Istituto comprensivo “Pascoli-Crispi”, nella scuola che porta il suo nome, il suo ex preside Gianfranco Rosso, ha creato il Centro studi “Giovanni Pascoli”, ma da subito ha detto chiaramente che «... la scuola è tuttavia una sede provvisoria, in attesa che si realizzi il sogno di creare un museo all’interno di casa Pascoli». E come non ricordare lo splendido recital di poesie pascoliane che si tenne proprio sotto quei balconi, grazie alla grande disponibilità di un attore raffinato come Maurizio Marchetti. Giovanni Pascoli ottenne la cattedra di Letteratura latina alla facoltà di Lettere della Regia Università di Messina nel 1897, succedendo ad Ettore Stampini. Il poeta, la sorella Mariù e il cane Gulì giunsero a Messina il 3 gennaio 1898. Andarono ad abitare al 2° piano di una casa in via Legnano 66. Nel marzo del 1898 si ammalò di tifo e con lui la sorella. A giugno partì per le vacanze estive a Castelvecchio, fece rientro da solo a Messina il 19 novembre. Cambiò casa e andò ad occupare l’appartamento di Palazzo Sturiale. La sorella Maria lo raggiunse con il cane Gulì il 18 dicembre 1898. Dal 1899 al giugno 1902 il poeta stette assiduamente in città trascorrendovi - come egli stesso ebbe a scrivere - «i cinque anni migliori, più operosi, più lieti, più raccolti, più raggianti di visioni, più sonanti della mia vita». Tutto questo merita di essere memoria viva, e non di rimanere solo tra le pagine di libri e cartoline.