Zalone travolge Taormina: amore e stereotipi per ridere di noi. Due ore di politicamente scorretto
Chiamatela antifrasi o più semplicemente ironia. Lo spettacolo di Checco Zalone ne è pieno. Maschilismo, razzismo, doppi sensi, tutto politicamente scorretto. Porta in scena storie e personaggi che permettono di ridere di se stessi e degli altri, declinando la sua arte creativa su diversi registri attraverso un uso sapiente dei tempi comici, della fisicità e dell’espressività. Il suo spettacolo "Amore + Iva" ha toccato lunedì e martedì il Teatro Antico di Taormina al culmine di un tour che da un anno ha fatto registrare il sold out ovunque. E anche nella Perla dello Ionio è stato così. Razzismo, maschilismo, linguaggio sboccato sono le leve per mettere in scena i suoi paradossi perché mostra le contraddizioni della società contemporanea, abbatte i luoghi comuni cavalcandoli, si mostra conservatore ma solo per mettere a nudo il perbenismo di facciata in cui siamo immersi. L’impianto è quello consolidato: un intreccio di personaggi e canzoni che si inseriscono in un quadro di lezioni d’amore (a cui rimanda il titolo dello show) divise per capitoli come se fosse un professore che spiega davanti alla lavagna ai suoi alunni che sono gli spettatori. Ed è un susseguirsi di battute e di canzoni: si va dall'adozione di una famiglia arcobaleno a Predappio al maestro Nuti spaesato in un’atmosfera teatrale così pop. E ancora Vasco Rossi salutista, «ex drugs and rock ‘n’ roll». In vestaglia, dimesso, ora lui ha altri valori, tipo quello dell’emoglobina a cui badare e il confronto con le analisi del sangue di Ligabue. Spazio all’arteriosclerosi nel duetto tra Mina e Celentano in cui si rinnovano ogni giorno il loro amore perché non si riconoscono e poi Putin che - ricordando la postura del Grande Dittatore di Chaplin - ha fatto scoppiare la guerra in Ucraina solo per una questione di dimensioni del pene. Doveva andare ad operarsi in Ucraina e i Generali hanno confuso il tutto con una grossa operazione di guerra. Sul palco, con lui 4 musicisti (Antonio Iammarino alle tastiere, Felice Di Turi alla batteria, Egidio Maggio alla chitarra e Pierpaolo Giandomenico al basso) e due bravissime performers (Alice Grasso e Felicity). Checco Zalone parla di noi che lo guardiamo e ne parla indifferentemente dicendotelo, che quello lì sei tu o semplicemente fingendo che io sia un altro. In sintesi amore e stereotipi per ridere di noi. Non risparmia i riferimenti alla terra che lo ospita: «La Sicilia è bellissima, mi sono così integrato nel tessuto sociale che non voglio fare nulla». E poi i classici nel finale di spettacolo, un’ovazione del Teatro Antico: Angela, Uomini sessuali e “Samba del culu piatto” che parla di una ragazza nera senza lato b e di cui Checco Zalone va molto orgoglioso: «In una sola canzone sono riuscito a fare blackface, catcalling e body shaming».