Le calamità naturali distruggono, spesso irrimediabilmente, ma ciò che è stato sopravvive nel suo valore di simbolo, grazie all’intervento della memoria. Ed è proprio la memoria di una città da ricostruire quella che scorre tra le pagine del volume “Messina. Città perduta” (Tyche Edizioni) del catanese Nicolò Fiorenza, storico dell’arte e ispettore regionale dei Beni culturali, che parte dal sisma del 28 dicembre 1908 per restituire il ricordo del patrimonio artistico monumentale perduto.
La presentazione del libro è avvenuta nel salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, a moderare i lavori la giornalista della Rai Vittoriana Abate, la quale ha ribadito il valore del ricordo, “fil rouge” dell’opera. «Già il titolo assume un significato profondo – ha detto –, Ci ricorda che la memoria ricostruisce le identità non solo delle persone, ma di una città, diventando conoscenza di un passato che fa vivere con consapevolezza presente e futuro. Memoria custode e tesoro di ogni cosa, come disse Cicerone».
Una ricerca del tempo ritrovato, infatti, come l’ha definita nella sua introduzione la prof. Maria Teresa Prestigiacomo, «che Fiorenza ha realizzato anche per rendere giustizia ad una città talvolta definita attraverso lo stereotipo del “luogo di passaggio”, ma che, letta nelle ferite, dice tanto di sé e della sua ricchezza artistica».
L’autore racconta infatti di aver concepito la necessità di un approfondimento euristico su Messina nel 2008, a soli 18 anni, quando lesse sui giornali degli anniversari del terremoto messinese del 1908 e della Val di Belice del 1968. La decisione finale, dopo una passeggiata nella sua Catania, in piazza Cavour, ove una lapide ricorda l’aiuto offerto ai profughi messinesi. Una lapide “silente”, come tante che passano spesso inosservate, cui il giovane autore pensa di dar voce attraverso uno scritto dedicato alla sua terra: “Alla Sicilia e a tutti coloro che operano per la tutela e la salvaguardia del patrimonio monumentale”.
Animato da visibile passione, Fiorenza ha illustrato genesi e struttura dell’opera, realizzando una vera e propria “lectio magistralis” che ha fatto rivivere, assieme a edifici e monumenti perduti, eventi ed atmosfere specifiche, lungo un interessante viaggio nel tempo che ha restituito ai messinesi presenti parte della loro passata identità. Tanti i luoghi storici di cui il volume recupera la memoria, come la chiesa di San Gregorio, il Collegio dei Gesuiti, il Grande Ospedale Civile e il vecchio Monte di Pietà, presenti anche nella ricostruzione virtuale realizzata dall’architetto Luciano Giannone.
Hanno introdotto l’argomento – dopo gli interventi del sindaco Federico Basile e dell’assessore alla Cultura Vincenzo Caruso, curatori dei saluti istituzionali nel libro –, il prof. Gianfranco Pappalardo, docente del Conservatorio di Stato di Palermo, che ha ricordato l’”Aida” di Verdi rappresentata la sera prima del terremoto al Vittorio Emanuele, e l’arch. Mirella Vinci, soprintendente dei Beni culturali di Messina e autrice della prefazione del volume, che ha illustrato alcuni progetti di recupero patrimoniale in atto.
Prima dei saluti finali, l’intervento dell’on. Simone Billi, delegato parlamentare italiano all’Assemblea del Consiglio d'Europa. L’evento è stato patrocinato dalla Camera dei deputati, dal ministero della Cultura, dall’assessorato ai Beni culturali e dell’Identità siciliana, dall’Ars e dal Comune di Messina.
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