Premessa. Facciamo tutti il tifo perché il prossimo Taormina Film Fest, in programma dal 23 giugno al 1° luglio, possa svolgersi nel massimo splendore artistico, con un tappeto rosso gremito di star, con anteprime internazionali e nazionali di prestigio divistico-autoriale, in un Teatro antico più gremito e vivace di un suk.
Detto questo, nella seconda conferenza stampa di presentazione dell’edizione numero 69, con tanto di timbro politico/istituzionale già a partire dalla sede, Palazzo d’Orléans, del Festival si è parlato poco. In quei saloni specchiati lo schieramento era al completo: il presidente della Regione siciliana Renato Schifani, l’assessore regionale al Turismo Elvira Amata, il presidente della commissione Cultura all’Ars, Fabrizio Ferrara, il sovrintendente della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Ester Bonafede, il direttore artistico della Fondazione Beatrice Venezi, il direttore esecutivo e co-direttore artistico del Taormina Film Fest, Barrett Wissman.
E il ritornello è stato unanime: gli eventi sono eccezionali attrattori turistici, se si vuol far crescere i turismo – che già ci regala numeri importanti - l’offerta culturale (e magari anche le strade o, semplicemente, la segnaletica) deve essere all’altezza: quest’anno lo è, e nel 2024 sarà addirittura no stop, dal 1° gennaio al 31 dicembre, con tanto di programmazione già avviata. A partire da questo anno zero, serve far squadra con i territori, perché la nostra luce, la nostra storia, la nostra identità piacciono troppo alla gente che il cinema lo fa e su questo bisogna puntare per il rilancio.
Nessuno, per la verità, ha parlato di “set a cielo aperto”, ma ci siamo andati vicini. Insomma, cinema in tutte le sue forme, dalle produzioni ai festival, per raddrizzare quel rapporto mai direttamente proporzionale tra ciò che la Sicilia - per doni ricevuti dal passato – possiede di bello e ciò che davvero ricava dal turismo. Ci stavamo dimenticando del Festival del cinema, però. Ci ha pensato il buon Wissman a darci qualche notizia: è ancora in forse Johnny Depp mentre dovrebbe esserci il cast di “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, guidato da Harrison Ford.
Sorvolando sulla polemica, che ormai avvilisce ogni pensiero, con le gestioni passate, Barrett ha fatto un ripasso degli appuntamenti di un Festival che quest’anno è una produzione della Fondazione Taormina Arte, risanata nei conti e pronta alla stagione del rilancio di TaoArte. «Messa a posto la reputazione, abbiamo organizzato tutto in due mesi, grazie alle relazioni personali, alle collaborazioni importanti. Un miracolo. È bastato non dormire. Non paghiamo nessuno, solo le spese. Cominciamo con “Pavarotti Forever”, un evento di beneficenza: ho chiamato personalmente Placido Domingo che sarà dei nostri». Mostra entusiasmo per “Influential Shorts”, una serata di gala curata da Bella Thorne con la proiezione di corti diretti da influencer, tra cui Jacqueline Fernandes, star di Bollywood: non possiamo che inchinarci ai suoi ottantamila follower: «Dobbiamo attrarre i giovani per avere un futuro», sentenzia Wissman. E poi cita “Jeanne du Barry” con Depp in abiti regali, quelli di Luigi XV, che nessun’anima viva in Italia ha ancora visto.
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