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Quelle «Mine vaganti» che fanno saltare i nostri pregiudizi. A Messina la commedia di Ozpetek

E’ il tocco Ozpetek: trasformare un film di grande successo in uno spettacolo teatrale (la sua prima regia teatrale), pure questo amatissimo dal pubblico, toccando temi “sensibili” ma con la struttura e il linguaggio della commedia. Accade con «Mine Vaganti», lo spettacolo che ha conosciuto anche una lunga tappa siciliana di grande fortuna, che si concluderà a Messina da stasera al Teatro Vittorio Emanuele (oggi e domani ore 21, domenica ore 17,30). Una produzione Nuovo Teatro, con la Fondazione Teatro della Toscana, che già da anni va in giro per i palcoscenici, sempre sold out, sempre con grande entusiasmo del pubblico.

La storia è quella del pluripremiato film del 2010 (2 David di Donatello, 5 Nastri d'argento e 4 Globi d'oro): il giovane Tommaso Cantone, rampollo di un’agiata famiglia d’imprenditori meridionali (producono la celeberrima “pasta di Gragnano”), vuole finalmente fare coming out con i suoi, il padre Vincenzo, la madre Stefania, e rivelare la sua omosessualità (e la convivenza col compagno Marco) ma anche aspirazioni del tutto opposte rispetto al percorso professionale già disegnato per lui. Le verità taciute, che sono altrettante “mine vaganti”. Il punto è che, però, il fratello Antonio lo precede, facendo scoppiare col suo coming out prima di lui la… mina, e ovviamente ne seguirà scompiglio nella famiglia e nella piccola comunità.

«Come nelle commedie di Eduardo, la forza dello spettacolo è proprio quello di essere una commedia, dove si ride molto, ma che dà allo spettatore la possibilità di riflettere su come sia fondamentale accettare la libertà di ogni essere umano»: lo dice una dei protagonisti, l’attrice Iaia Forte, che interpreta l’esuberante Stefania, mamma tradizionalista messa di fronte alla necessità di un cambiamento, da accettare anzitutto col cuore. È una commedia di sentimenti ed emozioni, profonda ma lieve: perché, aggiunge l’attrice, «la forza di Ozpetek è di non essere mai moralista».

Il cambiamento si compie e, rivela Forte, «il processo di comprensione che viviamo noi genitori lo compiono anche gli spettatori». La cifra della partecipazione profonda, al di là degli aspetti comici, è quella di Ozpetek, e a questo obbedisce anche la scelta registica di interazione col pubblico: la platea è come la piazza del paese, e lo spettatore è parte integrante della vicenda, messo alla prova lui pure da ciò che accade tra i personaggi. Grazie anche alla grande qualità del cast: oltre alla Forte, c’è Francesco Pannofino, che interpreta il pater familias Vincenzo, un po’ emblema di certa provincia immobile, meridionale ma non soltanto («Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile – scrive Ozpeterk nelle note di regia – . Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo»), Simona Marchini, nei panni d’una nonna che si fa portatrice di comprensione e accoglienza, e riesce a promuovere il cambiamento di tutto il nucleo familiare.

E poi Erik Tonelli e Carmine Recano, e ancora Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Jacopo Sorbini. «Sono molto felice di partecipare a questo spettacolo – dice Iaia Forte – , il gruppo di lavoro è molto in sintonia, ed ogni sera ritroviamo il piacere di raccontare questa storia», coinvolgendo in questo mood lo spettatore. Le scene sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Alessandro Lai, le luci di Pasquale Mari.

Iaia Forte, oltre al teatro, ha in uscita ha due film, «Un Natale in famiglia» con Cristian De Sica e Angela Finocchiaro, e «Nata per me» con la regia di un grande talento calabrese, il reggino Fabio Mollo (Il sud è niente, Il padre d'Italia, Anni da cane, My Soul Summer): «Il film di Fabio Mollo tocca un altro tema importante, la possibilità per un single di adottare un bambino. Anche in questo film sono la madre del protagonista». Altre mine vaganti. Per fortuna.
(a.m.)

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