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"Il dipinto di Alibrandi nelle sale del MuMe" tra acquisto della Regione e comodato

Madonna con Bambino e S. Giovannino del pittore Girolamo Alibrandi

Domani l’assessore regionale ai Beni Culturali Elvira Amata dovrebbe sottoscrivere un formale impegno all’acquisto della Madonna attribuita all’Alibrandi su delega del governo Schifani. In coerenza con quanto fin qui dichiarato col fine di destinare il dipinto al Museo Regionale Interdisciplinare di Messina. I fondi ci sono. Era stata già approvata prima dell’asta la variazione di bilancio che avrebbe consentito con ampio margine di aggiudicarsi l’opera anche al prezzo alla fine battuto (133.824 euro, comprensivi dei diritti d’asta).
E qui, però, finiscono le certezze. Perché spostandosi sull’altro campo, quello del privato, alcune variabili domani in gioco potrebbero far propendere l’imprenditore Rocco Finocchiaro per l’una (tenere per sé il dipinto) o per l’altra soluzione (rivenderlo alla Regione). Considerando che l’obiettivo iniziale di destinare il dipinto a un ex convento che aveva acquistato a Siracusa un paio di anni fa è stato accantonato, a seguito dell’imprevedibile clamore suscitato intorno all’opera a partire dall’appassionata segnalazione dello storico dell’arte messinese trapiantato in Veneto Ranieri Melardi e alla successiva raccolta di firme. L’interesse di Finocchiaro, infatti, era maturato precedentemente e in modo indipendente.
Tra le variabili in gioco, c’è, per esempio, la possibilità di tastare il reale interesse dei cittadini a che l’opera sia garantita alla fruizione pubblica. Quegli stessi cittadini che fino all’altro ieri in larga parte ignoravano che un’opera d’impianto simile a quella battuta da Artcurial, la Madonna dei Giardini di Alibrandi, si trova ad appena 12 km a sud dal centro città, nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano Medio, frazione del Comune di Messina. E dove nemmeno oggi si registrano file quanto meno di semplici curiosi. «Lunedì potrebbero venire al Monte di Pietà trenta persone come trecento», ci ha detto l’imprenditore, «e questo sarà molto significativo per me».
Ma se anche non dovesse tenere l’opera per sé, la trattativa economica a cui la Regione è pronta («non chiederei un centesimo in più», tiene a precisare) non sarebbe però che un epilogo al ribasso dell’intera vicenda. Non per l’Ente pubblico. Ma per chi ha deciso di tornare nella città natale proprio nel 2020, l’anno clou della pandemia da covid, per affrontare una sfida imprenditoriale come quella di fondare una nuova società, la Zancle 757 Yacht Village (che si occupa di manutenzione e riparazione di grandi yacht), e per il quale forse c’era qualcosa di più nel firmamento che quella di fare da mero “traghettatore” di proprietà di un’opera d’arte legata alla città.
C’è, infatti, quella terza ipotesi da cui Finocchiaro potrebbe trarne grande visibilità in termini proprio imprenditoriali, a cui da queste colonne lo abbiamo invitato a riflettere e che verrebbe a coincidere anche con l’interesse pubblico: la possibilità, cioè, di arricchire le collezioni permanenti del MuMe trasferendovi in comodato il dipinto, come previsto dall’art. 44 del Codice dei Beni culturali. Temporaneamente, ma per un periodo di tempo sufficientemente ampio (non meno di cinque anni, per legge) sia per il vantaggio anche a fini economici che il museo potrebbe trarvi sia per un ritorno d’immagine del proprietario. Con tutte le spese, di allestimento e assicurative, a carico del comodatario (la Regione), nella grande sala del primo Cinquecento, con opere dello stesso Alibrandi, la tela potrebbe essere esposta con una targa che evidenzi il ruolo del munifico privato. Sebbene il comodato sia di norma gratuito, e anzi il Codice precisi che la custodia dei beni non deve risultare “particolarmente onerosa”, il caso specifico, che porterebbe la Regione a risparmiare quasi 140mila euro di denaro pubblico, potrebbe contemplare anche una convenzione con il privato per la concessione di alcuni spazi museali (distinti da quelli in cui sono esposte le collezioni) per eventi di rappresentanza della Società, con visite alle sale a porte chiuse, fuori dagli orari della pubblica fruizione, come avviene al Museo Egizio di Torino, a Palazzo Strozzi a Firenze, al Castello Sforzesco di Milano e in tutti i maggiori istituti museali nel resto del Paese. Poi, tra cinque, anni Finocchiaro potrà sempre decidere se rinnovare il comodato o meno, ma a questo punto della storia, invece che un arido trasferimento di proprietà, questo sembra essere il miglior compromesso per far salvi gli interessi delle parti in gioco.
Silvia Mazza (Storica dell’Arte)

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