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Simenon, lo scrittore che inventò “Maigret” innamorato dello Stretto e dei gelati

Quel braccio di mare che da sempre «è la limite de deux mondes...». E la deliziosa cassata

Nell’ultimo numero de “La Lettura” del Corriere della Sera, Pierdomenico Baccalaro ricostruisce i rapporti tra i grandi scrittori e il gelato, e fa riferimento anche a Messina, e in particolare al soggiorno del creatore di Maigret, lo scrittore belga Georges Simenon.
Come da noi riportato tempo fa su queste pagine, Simenon nel suo diario “La Méditerranée en goélette”, edito da Le Castor Astral nel 1999 (che noi abbiamo tradotto dall’originale) scrive: «Ah! Essere a Messina e mangiare la cassata. Sembra che a Messina si trovino i migliori gelati del mondo. Se ne mangia uno, poi un altro, e la notte il mal di pancia…”.

Il giorno dopo, la vista soltanto di una pasticceria o di una terrasse dove la gente assapora dei gelati, a quelli dell’Araldo “solleva il cuore”. Detto da un buongustaio come Simenon, questo giudizio conferma ancor più l’eccellenza dei dolci messinesi. Non sappiamo quale locale, gelateria o “terrasse” (un ritrovo all’aperto) visitò Simenon nella Messina prebellica (il Bar Bonfantino o il Ritrovo Irrera?), in ogni caso siamo di fronte a quei tesori dolciari memorabili che il giornalista e storico Sergio Di Giacomo analizza nel suo recente saggio “Dolce Messina”, dedicato alla storia delle antiche pasticcerie cittadine.

Simenon era giunto in riva allo Stretto navigando nel Tirreno verso Capo Peloro. Era ansioso di vedere Stromboli. Dall’Araldo, si scruta l’orizzonte “cinquanta volte al giorno”, e ciascuno crede sempre di “scorgere qualcosa”. Ma passa il tempo e dello Stromboli nessuna traccia: “Non lo vedrò mai!”, afferma stanco di aspettare lo scrittore, al quale le Instruction nautiques garantiscono che il vulcano eoliano è già visibile dalla distanza di cento miglia con tempo chiaro, e che di notte il suo pennacchio rosso illumina il mare tutt’intorno. E una bella sera - racconta Simenon - si scorge finalmente un fuoco, che però chiaramente rivela essere lo Stromboli ormai lontanissimo: “Dio solo sa da dove siamo passati”, conclude deluso lo scrittore.

«Niente vento – si legge nel diario –, il veliero procede a non più di un nodo. Per approdare a Messina, che sta lì davanti a noi, impieghiamo un giorno e una notte». Per un’intera settimana, sull’Araldo, nelle ore calde, tutti a sospirare. Oltre che dalle nostre specialità gastronomiche, Simenon rimase affascinato dallo Stretto, che lo ispirò tanto da evocargli sensazioni particolari. «Siamo in una delle grandi porte del Mediterraneo – considera Simenon – che è anche come una porta del mondo e della Storia. Ieri sono passato tra Scilla e Cariddi, ed ero tentato di scrivere un erudito poema. Ma è più facile dirvi: lo Stretto di Messina è… è uno Stretto evidentemente! Da un lato la Sicilia, con la città tutta bianca e l’Etna nello sfondo del cielo. E dall’altro, s’étend la Calabre. Ma soprattutto lo Stretto è - ed è sempre stato- la limite de deux mondes…».

E nelle sue mitiche acque – osservava lo scrittore – i pescatori non smettono d’inseguire il pesce spada, «come se quel mare non sia mai servito a qualcos’altro»... Qualche decennio dopo, quasi per un caso del destino, la Rai promosse la serie televisiva del Commissario Maigret, prodotta dal giovane Andrea Camilleri, diretta dal regista messinese Mario Landi e interpretata, per la puntata “Maigret e Diamanti”, dall’indimenticato attore peloritano Massimo Mollica.

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