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Cicero neo direttore artistico della Laudamo: «Un gran privilegio, cercherò di coinvolgere tutti»

Cicero succede al noto pianista Luciano Troja

«Per me è un privilegio, un riconoscimento che mi riempie di gioia e orgoglio. Essere chiamato a fare il direttore artistico per un’istituzione importante e prestigiosa come la Filarmonica Laudamo è una soddisfazione grandissima, perché lo considero un atto di fiducia di cui dovrò essere all’altezza, ma anche un premio al mio lavoro, alla mia attività di musicista e di organizzatore di eventi». Antonino Cicero, 40 anni da qualche mese, lentinese di nascita ma messinese d’adozione, è visibilmente contento, cosciente di essere stato chiamato a ricoprire un ruolo di grande prestigio per l’associazione musicale più longeva e autorevole della città e d’Italia, la Filarmonica Laudamo. «E ancora più felice sono - riprende - di subentrare a un musicista e una persona che stimo tantissimo, che mi ha aiutato tanto anche a crescere come musicista nel corso di questi ultimi anni, Luciano Troja. Colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per avermi proposto e sostenuto nella corsa per questa ambita carica. Così come ringrazio Alba Crea e gli altri componenti del direttivo per la fiducia accordatami».

Cicero anche se giovane è molto conosciuto per essere un virtuoso di uno strumento, il fagotto, che grazie alla sua versatilità è uscito dal cono d’ombra dove stava, per diventare protagonista assoluto grazie ad alcuni progetti musicali che hanno trovato il favore del pubblico non solo degli appassionati della musica classica, ma anche di altri generi, come il tango e il jazz. Il neodirettore artistico della Filarmonica fa parte, infatti, di formazioni musicali quali il Trio Atipico, in compagnia di altri due musicisti bravissimi, Alessandro Blanco e Giovanni Alibrandi, del duo con Luciano Troja, protagonista in questi giorni di numerosi concerti in tutta la Sicilia, e del duo con il musicista argentino Fabrizio Mocata. Vanta poi una serie di collaborazioni che in questi ultimi tempi si sono arricchite di un’altra inedita formazione, quella con l’arista Deborah Ferraro. Ha al suo attivo ben cinque album.

Sente molto la responsabilità per l’incarico?
«Sì, è inutile negarlo, mi sento investito di una grande responsabilità nei confronti di chi mi ha voluto, ma soprattutto degli abbonati della Filarmonica, che sono tra i più competenti ed esigenti, a loro posso dire che ce la metterò tutta per fare bene e quale prima cosa voglio dire che proseguirò il percorso cominciato e portato avanti da Luciano di guardarsi attorno e valorizzare il territorio e soprattutto di aver un’attenzione particolare verso i musicisti siciliani».

Lei è un vulcano di idee, ne potrebbe anticipare qualcuna?
«Io insegno nelle scuole di primo grado, quindi mi piacerebbe coinvolgere sempre di più i ragazzi, i bambini, insomma le scuole. Quindi vorrei intensificare il rapporto con il Conservatorio e vorrei che gli allievi fossero sempre più presenti ai concerti, che ritengo un momento didattico molto importante».
Una delle sue caratteristiche come musicista è quella di muoversi in ambiti non strettamente classici.
«Intanto, io suono la musica, quando una cosa mi piace cerco di suonarla. In questi ultimi anni mi piace divertirmi, uscire dai canoni classici, dei suoni perfetti. Mi piace moltissimo guardarmi intorno ed esplorare, cosa che mi ha portato una certa notorietà in questi ultimi anni, come solista o come componente di formazioni le più diverse. Questo mio atteggiamento, questo mio approccio ad esempio al tango o al jazz ha portato tanto compositori a scrivere per me e a scrivere per questo fagotto un po’ diverso. Questo ha creato una certa curiosità intorno alla mia attività. Cosa che ha portato ad esempio un compositore argentino, Fabrizio Gatta, a comporre una serie di brani originali per fagotto e pianoforte. «Quello che io auspico - riprende - è coinvolgere sempre più in attività concertistiche compositori e giovani musicisti. Creare percorsi che portino altri compositori, così come è accaduto con Karl Berger e Salvatore Bonafede, che hanno composto per il Pannonica Jazz Workshop. Per me è importante abbattere i pregiudizi e alimentare la curiosità».

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