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A Taobuk, "Il mondo digitale che verrà". Morgante, "Un’autostrada poco regolamentata"

«Il mondo digitale che verrà», questo il titolo della tavola rotonda svoltasi ieri alle 12 al San Domenico Palace. La complessità della digitalizzazione con le sue implicazioni economiche, sociali, geopolitiche, etiche, la moneta digitale, lo spartiacque tra digitale e cartaceo, questi i temi affrontati nel panel moderato da Massimo Sideri, del Corriere della Sera, con gli interventi di Nicola Bilotta, responsabile di ricerca presso l’Istituto di Affari internazionali, Marjorie Buchser, executive director Digital School Initiative di Chatham House, Maria Enrica Danese, Institutional Communication Sustanaibility e Sponsorship TIM, Scott Marcus (da remoto), Senior Fellow Brueghel, Carlo Melzi d’Eril, avvocato ed esperto di diritto dell’informazione, Lino Morgante, presidente e direttore editoriale di Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia (testate media partners, come il Corsera, ma l’evento gode anche del sostegno della Fondazione Bonino Pulejo), Tommaso Valletti, professore di Economia all’Imperial College Business School.

Siamo in un capitalismo di sorveglianza? La questione è strettamente legata alla digitalizzazione e all’uso commerciale di internet che impone interventi regolatori e la necessità di usare altri servizi che possano limitare il potere di Google, che in termini economici significa trilioni di dollari, ricorda l’economista Valletti, consapevole che non serva a molto l’indagine antitrust (si pensi a Silicon Valley e al processo a Microsoft degli anni ’90, cosa che ha favorito la crescita di altri motori di ricerca). Ma c’è l’aspetto artistico della digitalizzazione, raccontato da Maria Enrica Danese con un video di TIM, rappresentativo della tecnologia applicata all’arte: realizzato per Taobuk con droni che sorvolano il Teatro Antico, in una interconnessione di luci, immagini e ritmo musicale, con un assoluto rispetto dell’ambiente.

E se l’intervento di Bilotta sulle criptomonete e sulle stablecoin rimanda a un mondo che con la moneta digitale deve fare i conti, banche centrali comprese, la Buchser ha puntato sull’aspetto etico del tema. «Le relazioni sono cambiate con il digitale, con il quale ci si è illusi di dare più forza e indipendenza al cittadino. Ma poi i social network hanno preso strade spesso sbagliate. Il mondo digitale non è tutto metaverso, dunque meglio che l’umanità s’impegni di più con la creatività».

Il punto di vista dell’editore Lino Morgante, con giornali legati al territorio della Sicilia e della Calabria, è quello di chi registra «la consapevolezza dell’importanza dei media e della libertà d’informazione, principio democratico riaffermato dal presidente Mattarella». «Una grande autostrada, quella del digitale - ha detto - ma ancora oggi poco regolamentata. Vanno bene la defiscalizzazione della carta, e gli incentivi, ma ci vuole una legge sul copyright. Attraverso la rete si saccheggiano i giornali ma i giornali che stanno tra cartaceo e digitale hanno costi enormi, se si pensa all’aumento della carta e dell’energia. E un paese che sia tale oggi deve gestire trasporti, telecomunicazioni ed energia e aver privatizzato certi enti non si è rivelato utile».

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