Inaugurata ieri sera a Palazzo Ciampoli di Taormina la mostra “Umiltà e splendore. L'arte nei conventi cappuccini del Valdemone tra Controriforma e Barocco” organizzata e prodotta dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina, cui è affidata la responsabilità scientifica della mostra, e promossa dalla Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Messina e dall’associazione Intervolumina. La mostra, a ingresso gratuito, è visitabile fino al 14 settembre ed è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19.
Dopo i saluti in video dell’assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà, e della direttrice del Parco, Gabriella Tigano, sono intervenuti presenti Mirella Vinci, Soprintendente BBCC di Messina; il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, Padre Luigi Saladdino, Ministro Provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Messina, e Giuseppe Lipari, Presidente dell’associazione culturale “Intervolùmina” che ha curato la sezione bibliografica della mostra dove sono esposti volumi del Seicento, testi di teologia e filosofia, vite dei santi ma anche rari testi di medicina e fisica. Mentre Stefania Lanuzza, ideatrice del progetto, e Virginia Buda - storiche dell’arte della Soprintendenza di Messina, – hanno illustrato il percorso espositivo.
Erano presenti numerosi storici dell’arte che parteciperanno alla redazione del catalogo – in fase di lavorazione – e i cui contributi sono affidati a Elena Ascenti, Gioacchino Barbera, Gaetano Bongiovanni, Valeria Bottari, Carmela Cappa, Roberta Carchiolo, Francesca Campagna Cicala, Felice Cangelosi, Caterina Ciolino, Roberta Civiletto, Giampaolo Chillè, Franco Chillemi, Maddalena De Luca, Caterina Di Giacomo, Giovanna Famà, Fiorenzo Fiore, Luigi Giacobbe, Agostino Giuliano, Maria Katja Guida, Raffaele Manduca, Alessandra Migliorato, Maria Pia Mistretta, Grazia Musolino, Maria Grazia Patti, Teresa Pugliatti, Annalisa Raffa, Paolo Russo, Donatella Spagnolo e Mirella Vinci.
I prestiti provengono dal MuMe (Museo regionale interdisciplinare) di Messina, dal Museo Fra’ Gianmaria da Tusa di Gibilmanna, dalla Pinacoteca Zelantea di Acireale, dal Museo civico di Castroreale e dai conventi di Adrano, Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Catania, Francavilla di Sicilia, Gibilmanna, Messina, Milazzo, Mistretta, Naso, Pettineo, Randazzo, Tortorici, Tusa e Troina. Tra gli artisti in mostra i nomi più noti sono Scipione Pulzone, Durante Alberti, Giovanni Lanfranco, Mathias Stomer, Guglielmo Borremans, Onofrio Gabrieli, Giacinto Platania e i frati Feliciano da Messina e Umile da Messina.
LA MOSTRA
I NUMERI Una trentina le opere incluse nel percorso espositivo di Palazzo Ciampoli che tra i punti di forza può contare sulla presenza di cinque grandi pale d’altare, di non facile movimentazione, che provengono dalle chiese cappuccine di alcuni centri collinari della Sicilia nordorientale e dall’entroterra etneo. Per la prima volta si potrà consentire al pubblico di apprezzare attraverso un approccio ravvicinato queste opere straordinarie, solitamente visibili a distanza e con l’inevitabile filtro di altari e tabernacoli lignei che ne impediscono una visione integrale.
Tra le tele eseguite da artisti di fama internazionale per i cappuccini del Valdemone, grazie alla mediazione dei generali dell’Ordine e alla munificenza del ceto aristocratico siciliano, spiccano la preziosa Madonna degli Angeli con San Francesco e Santa Chiara, dipinta da Scipione Pulzone nel 1588 per la chiesa di Mistretta, opera cruciale per i contenuti della manifestazione e modello iconografico che incarna i dettami della Controriforma, e la scenografica Trasfigurazione realizzata per i Cappuccini di Randazzo, nella prima metà del Seicento, dal pittore parmense Giovanni Lanfranco, tra i più noti esponenti della pittura barocca italiana.
Si segnala inoltre il caso della Madonna degli angeli e santi francescani del Convento di Pettineo, realizzata nel 1722 dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans e restituita al pubblico dopo un lungo restauro che - per la gioia degli studiosi - ha svelato anche la firma autografa e la data di realizzazione sinora nascoste dalla imponente cornice.