Le tradizioni della Pasqua messinese sono state al centro di un interessante incontro tenutosi al Feltrinelli Point e promosso dalla sede delegata dell’associazione culturale “Antonello da Messina”, la cui sede di Roma celebra quest’anno il cinquantenario. Ha introdotto l’argomento il giornalista Sergio Di Giacomo, rappresentante dell’associazione. Presente, tra gli altri, la giornalista Laura Simoncini, presidente provinciale dell’Ucsi. Sono seguite le testimonianze di intellettuali messinesi, alcuni dei quali soci del sodalizio, che hanno attinto agli indelebili ricordi della fanciullezza e della giovinezza: Antonino Sarica, giornalista e appassionato cultore della storia e delle tradizioni della città, si è soffermato sul percorso vissuto dai fedeli nella Settimana Santa, prima del Vaticano II, quando il “Gloria” veniva annunziato dallo scampanio del sabato mattina e i ragazzi lanciavano in alto “a cuddura cull’ovu”.
Ha illustrato il significato simbolico di ogni gesto legato ai momenti salienti della Passione e, infine, i piatti tradizionali della Pasqua messinese. È stata, quindi, letta da Renato Sarica una bella pagina, “La Resurrezione” tratta da “La terre tremblante” del francese Jean Carrère, approdato la domenica di Pasqua del 1909 nella città distrutta, e pubblicata in “Feste e sapori nell’incanto di Morgana” di Nino Sarica. Bella la testimonianza della professoressa Pinella Bonanno, che, riandando agli anni trascorsi in una casa vicinissima alla chiesa della Mercede, ha ricordato nei dettagli la Festa degli Spampanati e, in particolare, il “rito” della vestizione della Madonna, con l’abito più ricco di ricami, prima della processione. La spensieratezza, l’allegria e le birichinate nelle feste pasquali degli anni più belli, anche nei ricordi della scrittrice Clelia Rol che ha letto due sue poesie dalla silloge “Ciauru ‘i Sicilia”: “U me dialettu” e “A festa da cuccagna”.
Un momento intenso, toccante, è stato quello del canto delle “Litanie della Passione” in vernacolo da parte di Filippo Cavallaro, che, nella veste del cantastorie, ha rappresentato il sentimento materno e il dolore di Maria, che vorrebbe proteggere il proprio figlio destinato alla croce.
Un saluto, poi, dalla giornalista Italia Cicciò, che ha ricordato un particolare della tradizione di Roccella Valdemone dove trascorreva l’estate da bambina. Dopo il “Gloria”, le donne agitavano dentro le pareti di casa gli “sciarmenti”, vitigni che, secondo la credenza popolare, dovevano scacciare il diavolo. «Come questi virgulti – ha augurato – siano le nostre preghiere: riescano a scacciare tutto il male della guerra e che sia finalmente pace!».
Un saluto e un augurio anche dalla giornalista Milena Romeo, rappresentante dell’associazione, che ha informato sui prossimi appuntamenti. L’incontro si è concluso con le note dell’Hallelujah di Leonard Cohen eseguite al pianoforte dalla professoressa Amalia Noschese.
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