Nella sua instancabile ricerca storica sul campo tra i beni culturali messinesi Franz Riccobono si segnalava per alcune sue intuizioni e studi originali. Tra queste quella riguardante la cosiddetta Cripta del Duomo, autentico tesoro dell’architettura sacra cittadina, per il cui recupero si sono battuti a lungo monsignor Giovanni Marra e il Fai.
Fu proprio Riccobono, che aveva effettuato recentemente degli studi innovativi sul sito, a definirla la sede “primigenia del culto cristiano a Messina e in Sicilia”, evidenziando come quella che viene comunemente definita la cripta della Cattedrale sia stata in realtà una chiesa paleocristiana anteriore alla conquista araba della Sicilia, che sembra caratterizzata dall’uso di materiali riconducibili all’epoca romana. Ciò sarebbe testimoniato da un ambiente a livello del piano esterno di calpestio e non a una struttura ipogea, e quindi a una vera e propria cripta. Elemento confermato dal fatto che le tombe monumentali degli arcivescovi e delle personalità illustri, comprese le “arche” dei sovrani, erano poste all’interno della Cattedrale e non in questo spazio sacro, che ospitò alcune tombe dei confrati della Congregazione degli “Schiavi di Maria” (di cui fu sede) solo nel XVII secolo. Le cinque finestre distribuite nelle tre abisidi, più due finestre minori e altrettante porte laterali, fanno pensare - osservava lo studioso appena scomparso - a una chiesa o a una cappella inglobata nell’area della Cattedrale, che il Samperi cita come chiesa dell’Assunta, la cui fondazione risalirebbe al VI-VII secolo.
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