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Monica Vitti e gli anni a Messina, tra i bombardamenti e i giochi nello "scantinato"

Gli anni della grande attrice in riva allo Stretto, le sue case, le passeggiate in riva al mare

Fu in riva allo Stretto - davanti a quel mare unico che ammirava dalla terrazza della sua abitazione “stretta e lunga” -, nella Messina che respirava l’odore acre della guerra e dei primi bombardamenti, che la piccola Maria Luisa Ceciarelli, futura Monica Vitti, trovò i suoi primi slanci artistici, quel mondo fiabesco della recitazione che la porterà a diventare un’ attrice indimenticabile.

«Stavo con i mie fratelli in Sicilia e c’erano i bombardamenti, e noi andavamo nello scantinato. Nello scantinato non si sapeva cosa fare, gente parlava della vita, gente piangeva e noi avevamo costruito un teatrino: avevamo messo una coperta, poi facevamo i pupazzi, disegnavamo gli occhi, il naso, la bocca e facevamo, parlavamo. Quello è stato il mio primo spettacolo che io ho fatto», scrive la Vitti nella sua autobiografia del 1993 dal titolo emblematico di “Sette sottane”. Sul titolo la protagonista di Polvere di stelle precisò sulla “Gazzetta” a Elena G. Polidori: “È un ricordo d’infanzia. Quando stavo a Messina vivevamo con la famiglia in una casa senza riscaldamento. E mia madre mi metteva addosso proprio sette sottane.E ro piccola, e mi piaceva andare in giro a far vedere queste sette sottane…».

«In fondo io devo ai bombardamenti la mia carriera, per noi bambini erano come una festa, nonostante le maschere antigas, facevo le voci dei burattini, mentre sentivo i rumori delle bombe come fosse un commento musicale, tale era la gioia di fare ridere la gente…», disse una volta in tv, aggiungendo il ricordo di una «... enorme spiaggia bianca senza nessuno, io accanto a mia madre, e all’improvviso si sentì il rombo degli aerei e non capivo cosa stava accadendo…» (la scena fu riportata nel film “Teresa la ladra”). In una puntata di “Terza B facciamo l’appello” (1971) ad Enzo Biagi l’attrice ribadiva: «A sei anni insieme a mio fratello recitavamo negli scantinati, facevo delle piccole recite, non ho mai giocato con le bambole». E intanto si invaghiva di un ragazzino biondo, il suo “flirt disperso nel tempo”.

A Messina era giunta neonata (aveva dieci mesi) nel giugno del 1932 col padre Angelo Ceciarelli, inviato nella città peloritana come ispettore dell’Esportazione all’estero della Dogana, con la madre bolognese Adele Vittiglia (da cui prese il nome d’arte) e i due fratellini, Franco e Giorgio. I Ceciarello abitarono a Messina per circa otto anni - prima di sfollare a Napoli (presumibilmente nel 1941) - in tre abitazioni: nel grande appartamento sul viale Principe Umberto (accanto all’Orto Botanico), dove - ci ricorda Agostino Saya - a fine anni ’50 era possibile incontrare l’attrice per le ferie estive; in via L. Manara (c’è chi la ricorda giocare nei cortili di via dei Mille…) e in via S. Agostino. La piccola Maria Luisa frequentò due noti istituti scolastici cittadini, ancora esistenti: l’Istituto “S. Anna” a ridosso di Montevergine (l’asilo e parte delle elementari), e l’Istituto “S. Brigida”.

Amalia Noschese, all’ora all’asilo di S. Brigida, così la ricorda, in questa testimonianza inedita: «Si era trasferita da poco da noi. Ho ancora vivo il suo volto dai lineamenti marcati, il suo corpo alto e slanciato, magro, la sua pelle cerea; mostrava una certa timidezza mista a una maturità viva, era sempre gentile, discreta».

Alcune foto familiari - raccolte dal compianto fotografo Pippo La Cava - furono pubblicate sulla “Gazzetta del Sud” del 21 ottobre 1972 a corredo intervista di Vincenzo Bonaventura alla zia Jolanda Vittiglia, che ricorda la nipotina Maria Luisa denominata Marisa, dopo che l’attrice aveva dialogato simpaticamente con Pippo Baudo a Canzonissima, salutando i parenti della “sua” Messina. Le foto da bambina le troviamo anche nel volume Messina nella sua Avventura (edito nel 2007 dalla Daf a cura di Nino Genovese; il testo sulla Vitti è di B. Maniaci). La zia Jolanda si era trasferita da Roma dopo aver trovato il suo amore Francesco-Cicciò Pantò. In omaggio alla zia (e alla cugina Angelina Pantò) Marisa-Monica chiamerà Isolina Pantò il suo personaggio del film “La testimone” con Ugo Tognazzi.

I tanti testimoni della Rassegna cinematografica di Messina non dimenticano le apparizioni della giovane Monica Vitti all’Irerraamare, ma anche alle serate mondane del David di Donatello a Taormina, dove l’attrice nel 1961 ricevette la sua prima targa come giovane promessa alla presenza di Vittorio De Sica e Gregory Peck, e in seguito tornerà per girare il film “Modesty Blaise”, la bellissima che uccide di Joseph Losey, girato nel 1965-66 in parte nel castello di S. Alessio.

La Sicilia era nel suo destino, tanto che il suo esordio nel mondo teatrale come Maria Luisa Ceciarelli avvenne nel 1953 al teatro greco di Palazzolo Acreide nell’Ifigenia in Aulide. Forse non sarà un caso che il film che consacrò la sua “avventura” cinematografica venne girato nella provincia di Messina - Lisca Bianca, Panarea, la stazione di Milazzo, il “San Domenico” di Taormina, il viale San Martino -, luoghi che furono protagonisti del capolavoro di Antonioni, che si aggiudicò il premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 1960. Lo stesso Festival che qualche anno fa gli ha reso omaggio ponendo sul manifesto la scena dell’Avventura in cui l’attrice ritratta di schiena osserva il mare siciliano. Quel mare che aveva ammirato fin da piccola…

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