Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

“L’orizzonte degli eventi “, la non-storia di Alessandro Notarstefano che racconta tutte le storie

A proposito di letteratura. Anna Mallamo, Ennio Bazzoni, Alessandro Notarstefano, Francesco Musolino

Ci sono libri in cui l’autore sembra giocare d’azzardo col plot d’una storia. Ciò che conta è soltanto, in questi casi, l’«infinito intrattenimento», l’insensato gioco (della scrittura) di cui parlava Maurice Blanchot. Emozioni, pensieri, suggestioni: tutto ciò che andrà ai lettori è affidato all’architettura del testo e alla qualità, meglio se “polifonica”, della scrittura. Ben venga, allora, una “non-storia”: più di qualsiasi umana vicenda, sarà in grado di essere tutte le storie. È questa l’idea di letteratura su cui punta Alessandro Notarstefano, direttore della “Gazzetta del Sud”, autore de “L’orizzonte degli eventi” (Nardini Editore Firenze), il suo terzo romanzo dopo “Adelaide” (1987) e “Tradito dalla matita” (1994).

La presentazione

Il libro è stato presentato l’altro ieri a Messina (prossime tappe Catanzaro, Palermo, Reggio Calabria, Cosenza, Catania, Roma, Firenze, Milano, Bergamo), nell’Aula Magna dell’Università, alla presenza del Rettore Salvatore Cuzzocrea e di tantissimi attenti ospiti. Hanno dialogato con Notarstefano la responsabile delle pagine culturali della “Gazzetta” Anna Mallamo e il giornalista Francesco Musolino che ha moderato l’incontro. Con loro Ennio Bazzoni, direttore della storica casa editrice fiorentina Nardini, nata nel 1970, nota per gli importanti libri d’arte e restauro, e che dallo scorso anno ha deciso di investire molto sulla letteratura e inaugurato, per questo, la collana “Connessioni”.

Anche i libri sognano

E questo libro contiene il “sogno” dell’Autore che ha sempre privilegiato l’idea «di letteratura orizzontale, laddove la digressione, l’andarsene per rivoli, un po’ perdersi, un po’ girare a vuoto» diventa fondante. Non la narrazione lineare ma il fraseggio, appunto l’«infinito intrattenimento» di Blanchot. “L’orizzonte degli eventi”, narrato quasi completamente in un... presente che è un non-presente, ambientato in una innominata città, rarefatta, quasi metafisica, è un libro nato per soddisfare un’idea di letteratura. Nello “spazio letterario” che prenderà forma il lettore potrà rintracciare rimandi intertestuali, “tesori di senso” bachtiniani, e suggestioni che – osserva Notarstefano – «vengono dall’architettura, dalla fotografia, dal cinema, dalla musica, dalla scienza».

Il tempo andava smaterializzato

«Il libro – racconta Notarstefano – è stato concepito nel 2016. Ci ho lavorato due anni e mezzo, con impegno giornaliero. Non avevo una particolare storia da raccontare, ma la voglia di mettere in mostra un “come” della letteratura, perorandone la causa quasi fosse un manifesto ideologico. Il “come”, in questo caso, ha preceduto il “cosa”. Il tempo andava smaterializzato (e quindi la storia sarebbe stata frammentata), bisognava che le cose accadessero “contemporaneamente”. Da qui la consapevolezza che tutto si sarebbe deciso nella gestione dei tempi e degli spazi. Il “cosa”, pensai, poteva essere proprio il tempo e lo spazio, e il modo in cui li avrei plasmati, e quindi – inevitabilmente – il rapporto che il protagonista avrebbe avuto con questa rifondata “realtà”».

Immagini randagie chiedevano di essere catturate

Dunque, scrivere come se le «immagini randagie chiedessero soltanto di essere catturate» (il protagonista e io narrante è un fotoreporter che cerca, clic dopo clic, verità e bellezza). «Un libro costruito esplicitamente sulle ragioni dell’anticlimax e poi del climax che si ripete», ha osservato Anna Mallamo nella sua analisi che ha messo a nudo le “particelle elementari e complesse” del testo. «È una struttura più elicoidale che lineare, un’operazione molto sofisticata: nell’ambito della stessa pagina si cambia piano, guidati dal flusso dell’anima, del pensiero. Si confondono causa ed effetti, e causa e affetti. Non succede nulla e quindi... succede tutto».

Il flow, il flusso, è tutto

Dice Eric, il figlio del protagonista, al padre, e si riferisce al rap, ma pure alla vita, perché «bisogna trovare la misura giusta, come nella vita». E come nella letteratura. Non somiglia, quest’esperimento di letteratura non lineare, a quelli già incontrati in passato – ha evidenziato la Mallamo –: certo, dietro questo romanzo, confezionato con scrittura preziosa, e così colto e denso di rimandi, di giochi, di ricorrenze, di quelle definite dall’Autore «botole invisibili collegate tra loro che è bello che il lettore trovi e ritrovi», ci stanno gli sperimentalisti francesi, carissimi a Notarstefano e sui quali si è formato, i suoi “padri nobili”: il grandissimo Perec, Robbe-Grillet e Calvino, soprattutto quello di “Ti con zero”, con la stretta connessione tra l’invenzione letteraria, la scienza e le suggestioni della scienza». Ma qui davvero il tempo è smaterializzato.

I coprotagonisti di questo libro sono scienziati

«Amina, colei-che sa-tutto, la donna più importante della vita del protagonista, è un’astrofisica, ed Eric, autore di rap e ingegnere aerospaziale che progetta la vita, vero campione di “procedure”, è anche un astronauta. L’unico a essere condannato a una sorta di “umanesimo dimesso” – ha continuato la Mallamo – è proprio il protagonista che cerca nelle foto quello che nelle foto non si può trovare. La fotografia dovrebbe fermare il tempo, in realtà egli cerca la foto che dia al contrario testimonianza del flusso inarrestabile e indifferente degli eventi. Intanto sopravvive, avvinghiato come può alle cose, che esistono solo se le fotografa».

La camera chiara

Dalla Fotografia, altro grande tema del romanzo con un altro padre, il Roland Barthes di “La camera chiara” (saggio sulla fotografia e sul tempo), passione dell’autore e del protagonista che negli anni ha catturato centinaia di facce, a una delle acquisizioni più emozionanti della scienza, come è – ha ricordato la Mallamo – la natura della luce. «Ambigua e contraddittoria, perché essa è sia corpuscolare sia ondulatoria, secondo la suggestione di Amina. E forse è così pure per l’amore, per le emozioni forti, per la vita. Eppure c’è un punto dell’Universo dove non c’è spazio per la luce né per il tempo: i buchi neri, altra cosa ampiamente citata nel romanzo».

Un libro ancorato alla scienza

Che è ancorato alla scienza a cominciare dal titolo, “L’orizzonte degli eventi”: cosa commovente, ha sottolineato la giornalista, «perché è bello che la scienza sia, come per gli antichi greci, dentro le ragioni della letteratura, ed è, questo, un impegno etico e programmatico del romanzo, di cui abbiamo necessità, assediata com’è – la scienza – da forze oscurantiste». “L’orizzonte degli eventi” è quella “situazione” in cui una stella collassa: «Nel momento in cui succede si forma un buco nero, la gravità risucchia tutto quanto e le cose si allineano in un non luogo, in un ultimo presente fuori del tempo». Quali “coordinate” migliori per scrivere un romanzo orizzontale – ormai è chiaro in che senso – sulla condizione umana? In questo romanzo polifonico, pulviscolare, con «scene che ritornano identiche sulla pagina», con «un di più d’enciclopedismo» messo dentro, credo ci sia pure – aggiunge Notarstefano – «una certa intensità lirica. Alcuni passaggi, credo, arrivano nel profondo». Infine, a parte i filoni che il lettore potrebbe divertirsi a cercare (si pensi a quello della botanica, ad esempio), ci sono sicuri “assi” portanti fruttuosi, quello maschile-femminile e quello padre-figlio. L’elemento femminile è preponderante – ha rimarcato la Mallamo – rispetto a quello maschile: sette donne che s’incrociano (un canone tuttavia mobile secondo la giornalista, che fra i personaggi predilige Pussycat, barlady dell’hopperiano bar Phillies) «contro un numero maschile più parco, il padre e il figlio e i due amici Leo e Marcel, satelliti del protagonista e portatori di un buonsenso un po’ pedestre ma utile». Benché, come dichiara l’Autore, tutti i personaggi «siano una funzione narrativa». Tutto sta infatti dentro a una modalità di servizio. Tutte le storie in una non-storia che per questo le rende esemplari». Della letteratura e della condizione umana. «Questo è un libro che invito a scoprire pezzo dopo pezzo: tutto è continuamente perso e continuamente recuperato», ha spiegato l’autore. “L’orizzonte degli eventi” è un libro da affrontare forse con l’ardore di quel bambino che aveva appreso dal padre a costruire gli aquiloni. Eccolo, Eric, che scruta le stelle come cuori e ama la «metrica dello Spazio». Dal nulla al tutto che può essere in ogni cosa.

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