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"Paure, sogni, visioni". Dopo i silenzi è l'ora dei racconti al SalinaDocFest

Sei pellicole si contenderanno il Premio Tasca d'Almerita. Spazio alla letteratura. Omaggi a Lucio Dalla e Pier Paolo Pasolini

Una scena di "The blunder" di Rocco Di Mento

Se inizi a raccontare la quindicesima edizione del SalinaDocFest - il Festival internazionale del documentario narrativo, fondato e diretto da Giovanna Taviani, in programma a Salina da domani al 18 settembre e a Roma dal primo al 3 ottobre – con un racconto (e scusate la ripetizione voluta) di Mimmo Cuticchio, cuntista e puparo, non sbagli di sicuro.

Eccolo: «Ettore Martinez era un fotografo del Giornale di Sicilia che, dopo i bombardamenti del ’43, fu mandato dal suo direttore a fotografare “quello che ancora vive”. Non era rimasto nulla: solo macerie. Ma Martinez vide un gruppo di persone attorno a un albero e sentì una voce antica e squillante che arrivava da lontano: un uomo con una bacchetta che sembrava fendere l’aria stava narrando una battaglia con protagonista Rinaldo. Era un cantastorie, che rapiva l’attenzione di tutti i presenti, persino di un cieco. Capite quanto è importante la narrazione?».

Sarà per questa comunione di idee che la Taviani ha voluto Cuticchio protagonista del suo film, “Cùntami”, appena presentato alla Mostra del Cinema di Venezia ed evento di chiusura del SDF: «Già nel 2007 – spiega la regista - inserii l’aggettivo “narrativo” nel sottotitolo del Festival. Oggi la necessità affabulativa sta tornando prepotente, dopo la pandemia, dopo i silenzi». Per liberarci da quella tremenda gabbia piazzata al posto della testa nella sigla del Festival: «Lì è stata rinchiusa la vita culturale e sociale del Paese in quest’ultimo anno e mezzo. Quella casa–gabbia ha imprigionato i nostri pensieri durante i lockdown, le separazioni, inchiodandoci alle nostre paure, ma sprigionando sogni e visioni.

Da qui il titolo di questa edizione, “Paure, sogni, visioni”. Sei, per la precisione: “L’incorreggibile” di Manuel Coser, in anteprima nazionale, e “The blunder of love” di Rocco Di Mento, “L'ile des perdus” di Laura Lamanda, “Il palazzo” di Federica Di Giacomo, “La rabbia” di David Alamouti e Marco Granese, “Naviganti” di Daniele De Michele “Donpasta”, in anteprima regionale. A giudicarli per l’assegnazione del Premio Tasca d’Almerita, una giuria composta da Catherine Bizern, produttrice e direttrice del festival “Cinéma du Reel” a Parigi, Richard Copans, produttore, regista e direttore della fotografia, e François Caillat, regista francese, con il suo primo romanzo in uscita per Gallimard.

Il Premio Signum, invece, verrà assegnato da diciassette studenti della quarta liceo del Maria Adelaide di Palermo. Grande spazio sarà dato alla letteratura nella sezione diretta dalla giornalista Lidia Tilotta, che spiega: «Abbiamo provato a dare un senso al nostro percorso: le paure che abbiamo vissuto continuano nelle donne afghane alle quali dedichiamo la nostra manifestazione. Sarà ospite Giuseppina Torregrossa che per il romanzo “Al contrario” riceverà il Premio Ravesi”.

Se il concerto d’apertura è affidato a Etta Scollo, saranno due gli omaggi durante il SalinaDocFest: domani ecco il ricordo di Lucio Dalla con la proiezione speciale di “Per Lucio” di Pietro Marcello, mentre il 16 il protagonista sarà Pier Paolo Pasolini. Presente ieri in conferenza stampa nella sede di Palumbo Editore, il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao: «Credo nella forza della narrazione: il Festival è un momento molto atteso sul territorio eoliano ma, soprattutto, è un appuntamento di cui la Sicilia ha bisogno.

La mediazione della narrazione è essenziale per dare prospettiva, visione. Altrimenti finisci per guardare il tuo ombelico». Notoriamente uno sport nazionale diffuso. Aggiunge Nicola Tarantino, presidente della Sicilia Film Commission: «Considero fondamentale nel settore del documentario, la narrazione. E la riapertura che viviamo ha sicuramente qualcosa da raccontare». Il mare e le storie di chi ha provato a spezzare le sbarre di quella gabbia: il SDF sta per cominciare.

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