L’originale sfida di un grande attore comico protagonista di spettacoli teatrali che superano le tre ore, con presenze record in tutta Italia. Dopo il successo televisivo della scorsa stagione su Rai2, Enrico Brignano porta in giro per l’Italia “Un’ora sola vi vorrei”, l’atipico one man show in cui l’attore romano, con inconfondibile verve e graffiante umorismo, parla dei vizi degli italiani, condensando la ricca scaletta nell’arco di un’ora. L’appuntamento di stasera all’Arena Villa Dante – per il penultimo spettacolo di “Messina Restarts” – anticipa le date invernali del tour, rimandato a causa della pandemia. Tappe successive il 4 all’Arena di Piazza della Libertà a Ragusa e il 13 al Teatro Antico di Taormina. A tenere il ritmo e accompagnare Brignano in questa sfida, il musicista Andrea Perrozzi. Abbiamo sentito l’attore per saperne di più. Uno spettacolo atipico proposto con successo in tv. Ci sarà qualche differenza con la versione del piccolo schermo? «È uno spettacolo completamente diverso. In tv, l'ironia era affidata allo sguardo sull'attualità. Va da sé che non ci sono cose che potrei riproporre oggi, sono passati dei mesi e l'attualità è pressoché "scaduta". Inoltre, 14 ore di spettacolo andate su Rai2 non saprei come comprimerle nelle 2 di live. Questo spettacolo ha in comune con quello televisivo solo lo spunto, ovvero che il tempo è tiranno e quindi dovrò "sbrigarmi" a dire tutto quel che devo». In una masterclass di qualche anno fa al Taormina Film Fest hai detto che la comicità è una cosa seria. Quali possono essere le difficoltà nel comunicare in chiave comica col pubblico? «Lo ribadisco: la comicità è una cosa serissima e come tale va trattata. Comunicare in chiave comica col pubblico significa saper sfruttare argomenti che toccano tutti, ma dando loro un'interpretazione personale, esaltandone gli aspetti più ridicoli e assurdi. Non ci sono difficoltà teorizzabili: tutto può essere difficile da rendere se non si trova la chiave giusta e se non si ha quel tocco in più, quel dono, che io reputo preziosissimo, di saper stimolare l'ilarità delle persone. In parte è tecnica, in parte è qualcosa che non si può spiegare... una magia». Cerchi di condensare il più possibile il racconto del presente, spaziando tra vizi e virtù - più vizi che virtù – degli italiani. Quali sono le fonti dei tuoi racconti, come scegli i soggetti per gli sketch? «Gli argomenti per i miei monologhi sono frutto di osservazioni estemporanee, del momento, di ciò che mi accade intorno. Si sviluppano insieme ai miei autori: ci scambiamo pareri, opinioni... cerchiamo di tenerci informati, al passo coi tempi e sempre aperti alle novità. Per cui decidere la direzione dei pezzi è qualcosa che nasce spontaneamente, valutando tutti gli argomenti all'interno di un discorso più generale. Quindi bisogna dedicarsi al particolare senza perdere di vista il generale». Quanto contribuisce la partecipazione del pubblico, come feedback attraverso gli applausi, alla buona riuscita di uno spettacolo dal taglio comico? «Il pubblico è imprescindibile: dà il ritmo, detta i tempi e ti fa capire se una cosa funziona o no. Senza pubblico il comico non esiste».