Il riadattamento del testo di un grande commediografo del ’600 abbraccia il dialetto siciliano, per un risultato esilarante, mantenendo tuttavia la struttura narrativa e lo stile dello scritto originale. “La scuola delle mogli”, dall’omonima opera di Molière, con la produzione del Teatro Abc Catania, è andata in scena scorso all’Arena Villa Dante, nell’ambito delle rappresentazioni di “Messina Restarts”. La pièce, già portata con successo all’Annibale Maria di Francia nel 2012 - con la regia di Pietro Barbaro - è stata accolta con grande calore dal pubblico messinese, nell’adattamento e regia di Guglielmo Ferro, figlio del grande Turi. L’intreccio narrativo si gioca sul contrasto tra l’irrazionalità dell’anziano Arnolfo (Enrico Guarneri) succube della sua gelosia, e la concretezza di Gesualdo (Pietro Barbaro), che cerca di riportare l'uomo alla realtà delle cose. Arnolfo decide di sposare Agnese (Nadia De Luca), giovane educata sin da bambina a conservare intatte ingenuità e semplicità. L’uomo è infatti convinto che solo le donne istruite e mondane siano in grado di tradire, mentre la ragazza che sta per sposare è talmente ingenua da non poter assolutamente concepire una tale possibilità. Come spesso accade nella realtà, sarà proprio l’ingenuità della donna a farla cadere tra le braccia di un altro uomo, Orazio (Rosario Marco Amato), di cui si innamora inconsapevolmente e spontaneamente. Magistrale l’interpretazione di Enrico Guarneri nei panni del protagonista.
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