Storico e critico d’arte, incisore, pittore, docente. Fu tutto questo il messinese Guido Giuffrè che si è spento mercoledì nella sua casa sul Lungotevere, a Roma. Noto come uno dei critici più raffinati del panorama culturale nazionale, racchiuse in sé tutti questi aspetti dell’arte, unendo al grande sapere della teoria , il dominio del mezzo pittorico e lo sguardo originale dell’artista. Al suo talento nella prosa artistica, si accompagnava il suo pensiero di intellettuale vero.
Era nato a Messina, il 28 luglio del 1934, dove cominciò a esporre come artista in alcune mostre collettive. Nel 1958 si trasferì a Roma, nel 1973 diventò assistente di Storia dell’Arte all’Accademia di L’Aquila, poi ottenne la cattedra all’Accademia di Napoli e a quella di Roma. Da artista lasciò il segno con numerose personali e collettive in Italia e all’estero. Di lui hanno scritto i più illustri critici d’arte italiani. Per il suo legame con la città dello Stretto, l’associazione Antonello da Messina gli ha conferito l’omonimo Premio.
La famiglia Giuffrè ci riporta all’epica casa editrice, fondata da Antonino Giuffrè a Milano nel 1931, avviata a Messina, poi diventata Giuffrè Editore e infine Giuffrè Francis Lefebvre, uno dei maggiori editori italiani nel settore giuridico, universitario, professionale e scientifico. Teresa Giuffrè è stata direttrice della sede romana delle Edizioni Giuffrè e moglie del prof. Francesco Mercadante, accademico e illustre messinese, che ha voluto ricordare il cognato: «Il maestro Guido Giuffré ha chiuso i suoi lunghi anni di esercizio della critica d’arte e della creazione artistica da pittore che ha seguito l’avventura delle avanguardie col distacco necessario per separare la storia dalla cronaca. Tra i messinesi gli furono cari Migneco, Ioppolo, D’Anna, Mazzullo, Ghersi, Cannistraci. L’artista è ancora tutto da scoprire. Sobrietà, candore, discrezione, religiosità, sono state in lui le virtù di un intellettuale appassionato».
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