Parole, emozioni, ricordi, custoditi tra timidezza e ritrosia e condivisi grazie all’arte. Azioni che diventano doni, ancora più preziosi nel tempo difficile e complesso della pandemia, per mantenere viva una speranza e continuare a coltivare sogni. Al teatro “Piccolo Shakespeare”, dentro la casa circondariale di Gazzi, durante il primo lockdown è nato il percorso “Vorrei una Voce – #conilteatro – ai tempi del Covid 19”, inserito nel progetto “Il Teatro per Sognare” ideato e organizzato da Daniela Ursino, direttore artistico del teatro.
“Vorrei una Voce” nasce sotto la stella polare dell’arte della grande Mina e «si nutre principalmente del desiderio di essere vicini ai detenuti, seppur a distanza, per fronteggiare le pesanti restrizioni determinate dall’emergenza sanitaria, in un momento particolarmente difficile, a causa dello stop a tutte le attività in presenza, colloqui con i familiari e attività trattamentali – ha spiegato la Ursino – e mentre tutti i teatri erano e sono ancora chiusi, il Piccolo Shakespeare ha aperto le sue porte, virtualmente, a ospiti d’eccezione del teatro, della tv, del cinema, a scrittori e manager dello spettacolo».
Altro prezioso tassello di un percorso che al “Piccolo Shakespeare” è nato anni fa ed è proseguito grazie alla collaborazione del direttore del carcere, Angela Sciavicco, del Comandante della Polizia Penitenziaria, Antonella Machì, di tutto il personale dell’istituto e del Tribunale di Sorveglianza con il Presidente, Nicola Mazzamuto, e tutti i magistrati di sorveglianza.
Ha il sapore della favola l’esperienza vissuta dalle attrici della Libera Compagnia del Teatro per sognare che nel dicembre 2019 guidate dal regista e attore Tindaro Granata avevano portato in scena lo spettacolo “E allora sono tornata”, omaggio a Mina, esperienza che stava proseguendo grazie all’originale idea del regista di utilizzare la formula del playback.
Poi il lockdown: ma la difficoltà è diventata opportunità col progetto “Vorrei una voce” che sta permettendo alle detenute attrici di potersi esprimere in libertà con ospiti d’eccezione che di volta in volta, durante incontri settimanali, si sono raccontati azzerando le distanze fisiche e ogni differenza. Racconti e suggestioni che hanno conquistate le ragazze della Libera Compagnia: Anita, Anna, Annamaria, Assunta, Cristina, Dina, Gessica, Giovannina, Mary, Maria, Pina, Rita, Romina, Rosaria, Silvana, Sonia, Teresa, Vanessa, protagoniste ogni volta di un dialogo aperto e condiviso col direttore artistico Ursino, il regista Granata, l’assistente alla regia Antonio Previti, l’educatore capoarea Letizia Vezzosi.
Tanti gli ospiti che hanno “varcato le porte” del Piccolo Shakespeare, una carrellata di protagonisti e protagoniste del mondo dello spettacolo che si sono messi a nudo di fronte agli occhi attenti delle detenute per uno scambio ogni volta ricco di parole e sorrisi, esperienze di vita e aneddoti e tutti hanno espresso il desiderio di ritornare, in presenza, al Piccolo Shakespeare. Attori e attrici, cantanti e musiciste, scrittori come Giulio Scarpati, Emanuela Mandracchia, Pamela Villoresi, Elisabetta Pozzi, Mariangela Granelli, Simona Trentacoste, Mariagrazia Cucinotta, Cinzia Spanò, Emiliano Masala, Caterina Carpio, Teresa Mannino, Debora Villa, Federica Fracassi, Roberta Zanoli e gli allievi della Scuola del Teatro Piccolo di Milano che torneranno in un prossimo incontro, Vinicio Marchioni, Nadia Terranova, Fabio Troiano, Raffaele Esposito, Damiano Michieletto e ci saranno ancora Sonia Bergamasco, Daria Deflorian, Enrico Ianniello. Con loro hanno parlato della libertà di stare sul palco ed essere ciò che si è. Della forza della parola che libera dalla paura.
E anche le attrici della “Libera Compagnia del Teatro per Sognare” hanno reso il loro personale omaggio in occasione della 59° Giornata mondiale del teatro che si celebra oggi (ma è anche la VIII Giornata Nazionale del Teatro in Carcere), attraverso l’incontro, particolarmente intenso e suggestivo, con l’attore Lino Guanciale.
Ognuno ha lasciato ricordi unici, ma un posto speciale nel cuore delle ragazze occupa certamente l’incontro con Massimiliano Pani, «il coronamento di un sogno, un incontro atteso e desiderato – racconta Daniela Ursino – : ha condiviso con le nostre ragazze, in modo molto semplice e diretto, la storia e le tante sfaccettature di un’artista straordinaria, icona e simbolo per tutte le generazioni.
Pani ci ha mostrato foto splendide e video speciali attraverso cui le nostre attrici hanno rivissuto le emozioni delle prove di “E Allora sono tornata” e non vediamo l’ora di poter ritornare tutti insieme e mettere in scena lo spettacolo che il regista Granata ha dedicato alla grande Mina. Le ragazze hanno raccontato le emozioni provate nell’interpretare le canzoni di Mina e hanno concluso leggendo una lettera indirizzata proprio a lei». «Siate voi stesse, siete belle proprio così – l’invito del produttore Pani. La bellezza del lavoro che state facendo è proprio questa, essere vere. Mina lo è sempre stata, una grande artista che ha saputo vedere oltre ed ha fatto sempre scelte coraggiose».
“Vorrei una Voce”, arrivato alla seconda tranche, è inserito nel progetto “Il Teatro per Sognare” oggi anche denominato “Teatrali percorsi d’Integrazione e Libertà” ed è sostenuto dalla Caritas diocesana di Messina Lipari Santa Lucia del Mela e vede la costante guida dell’arcivescovo Giovanni Accolla, presidente di Caritas, e del direttore Nino Basile che seguono da vicino il cammino realizzato attraverso il teatro nel solco della riabilitazione dell’individuo.
Il “Piccolo Shakespeare” è una famiglia che cresce di giorno in giorno, tra nuovi e vecchi amici e tante le attività svolte, anche in questi mesi, come il laboratorio degli uomini diretto dall’attore e regista Giampiero Cicciò, che sta lavorando ad uno spettacolo calato in un’ambientazione tutta “made in Sicily”, dal fil rouge evocativo “Storie in Libertà”, un testo a partire dai racconti di vita scritti dagli attori della compagnia e da amici del Piccolo Shakespeare come l’attore Pippo Venuto, in un percorso che coinvolge come sempre la costumista Francesca Cannavò.
C’è anche un testo, “U’ Nurc” (il nodo, in dialetto napoletano) nato dalle parole e dai pensieri che le donne hanno scritto e consegnato ad Antonio Previti e che la compagnia desidera portare in scena, con la regia di Previti. Tante storie di speranza, riscatto, rinascita, che convergono nell’arte e nella musica: «Proprio il teatro – conclude la Ursino – in un periodo complesso come quello che stiamo attraversando, è riuscito con la magia che è in grado di creare, a dare un po’ di luce, riscaldando gli animi attraverso uno stare insieme e in connessione con l’esterno creando un’opportunità di sfogo e confronto».
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