Messina

Domenica 24 Novembre 2024

Terzo romanzo del messinese Ainis: quando la beffa dell'identità diventa pandemia dell'immagine

"La riproduzione vietata". Renè Magritte

«Il compito dei romanzi è quello di inquietarci, non devono consolarci mai». Il messinese Michele Ainis, giurista e stimatissimo costituzionalista italiano, raggiunto al telefono, esordisce con queste parole che rimandano al significato intrinseco della letteratura. Ainis è appena tornato in libreria firmando il suo terzo romanzo, “Disordini” (La Nave di Teseo) - preceduto da “Il doppio riflesso” e “Risa” – «completando, idealmente, un trittico che ruota e analizza la figura del doppio». Ainis – classe ’55, saggista e componente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato – ha messo in scena il suo protagonista, Oscar, professore associato di Giurisprudenza a Roma, la cui esistenza viene travolta all’improvviso. Al suo risveglio, una mattina qualunque, Oscar troverà nel riflesso dello specchio un’altra faccia, un altro uomo, e in quella faccia nuova un anelito di libertà. Nessuno dei suoi colleghi lo riconosce e proprio gli inediti connotati gli daranno l’agio di allontanarsi dalla routine, scegliendo di tornare in una pensione al mare, fuori dalla metropoli, risalendo le briciole del passato – incontrerà una vecchia fiamma e una serie di personaggi piuttosto eccentrici – e al contempo tracciando un imprevisto, e forse impensabile, futuro. Ma alle nuove sensazioni vissute da Oscar ben presto si sovrapporranno i disagi e la rabbia della popolazione; difatti, questo strano morbo che trasfigura le sembianze si estende rapidamente e provoca una tensione sociale che si va esacerbando. “Disordini” è un romanzo metafisico e surreale con una prosa chiara e dal ritmo ben cadenzato, che chiama in causa il lettore, spingendolo a riflettere sul significato dello sguardo, sul destino immutabile che crediamo ci sia stato assegnato sin dalla nascita. Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale, ha proposto il romanzo al Premio Strega («Ainis – motiva Cassese – sa raccontare narrativamente una vicenda che nasconde una più profonda narrazione filosofica, riprendendo la linea di svolgimento che va da Ovidio a Kafka, gli autori di poemi sui corpi che in un mondo precario sono messi in pericolo») e proprio oggi si chiuderanno le candidature in gara, in attesa della dozzina ufficiale che verrà proclamata il 22 marzo. «Un romanzo solo parzialmente derivato della pandemia», afferma Ainis, che lo presenterà in diretta streaming – oggi alle ore 18 – sulla pagina Facebook della libreria Bonanzinga di Messina: «Mi manca la mia città, la sento lontana oggi più che mai». Professore, è felice della candidatura al Premio Strega? «Molto, le parole di Sabino Cassese mi hanno fatto davvero piacere. Non faccio parte della comunità degli scrittori certificati ma dato che non ne esiste un albo professionale, mi auguro che “Disordini” venga letto a prescindere dal nome del suo autore. Entro in gara senza alcuna ambizione ma felice d’esservi giunto». Un romanzo che pone interrogativi esistenziali. Com’è nato? «Da dove nascono le idee? Forse i libri nascono dalle digestioni complicate – ride e poi continua – pur essendo un romanzo diverso è connesso a “Risa” (2018, La Nave di Teseo) che, a sua volta, riporta a “Doppio riflesso” (2012, Bur). In tutti e tre c’è sempre sullo sfondo il tema del doppio, dell’identità e dell’individualità». “Disordini” rappresenta il nostro tempo? «Metaforicamente sì, senza descriverlo in modo specifico, come avrei fatto con un saggio. La metamorfosi è un tema antico, da Ovidio in poi, ma una metamorfosi collettiva è un’idea nuova, sinora mai narrata, per questo mi affascinava». Le vicende di Oscar si estendono rapidamente alla società. La pandemia ha influito sulla scrittura? «Ho messo a fuoco quest’idea e ho scritto 2/3 del romanzo prima della pandemia, concludendolo nel maggio scorso, durante il lockdown. Un’influenza deve esserci stata necessariamente ma spero di essere andato oltre». Perché? «La pandemia ha generato tanti guai e tanti libri. E quest’ultimi, talvolta, hanno descritto scenari ancor più tragici della realtà. Non avevo intenzione di farne parte ma quella esperienza collettiva, sia pure trasfigurata, certamente rimbalza anche dentro queste pagine». A proposito, ha detto che i suoi romanzi sono l’un con l’altro, connessi. Sta scrivendo sempre lo stesso romanzo, cercando delle risposte? «Probabilmente. Con questo libro si chiude un ciclo e chissà, mi piacerebbe che diventassero un corpo unico, una trilogia del doppio. Eppure, sono libri con partiture diverse perché “Doppio riflesso” è iper-letterario e votato alla chiave psicologica, mentre “Risa” racconta la città e il doppio di una comunità. Invece, “Disordini” è il libro con una accezione decisamente più politica. Il tema del doppio è molto affascinante, si ripercuote nella nostra biologia e cela delle risposte tutte da analizzare». Oscar incontrerà un personaggio affascinato dallo studio del vuoto. Anche lei ne è attratto? «Sappiamo che la materia è marginale, poiché il vuoto prevale. Ma cosa diciamo della forza metaforica del concetto? Sono nato nel ’55, politicamente siamo passati da esperienze intrise di grandi ideologie, grandi partiti e grandi esperienze religiose ad una condizione quasi desertica e desolata oggigiorno. Il vuoto che si è creato dopo il troppo pieno del Novecento è sia collettivo che individuale, come una risacca in cui affiorano anche le nostre stesse vite, costringendoci a fare i conti anche con l’assurdità che ci attorna…». A cosa si riferisce? «Noi tutti siamo immersi in un’esperienza politicamente assurda. Siamo passati, nella medesima legislatura, dal governo più sbilanciato a destra della storia repubblicana, poi a sinistra, infine, ad uno di unità nazionale, sempre con i medesimi partiti. Evidentemente ci sono dei corpi vuoti politici che possono essere riempiti da qualunque liquido». E Messina, come le appare? «Mi appare lontana. Ho molta voglia di tornarci, spero di poterlo fare presto. Molte vicende politiche che la riguardano mi sembra che ben rappresentino questa stagione degli assurdi».

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