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Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia: due messinesi in finale

Per la sezione Drammaturgia/Teatro donna del prestigioso premio "Tragos" sono in corsa Marica Roberto con "La fata Morgana" e Nella Tirante con "Fuori"

In lizza la messinese Marica Roberto e Nella Tirante di Nizza di Sicilia

Tra le quattro finaliste della sezione Drammaturgia/ Teatro donna del premio “Tragos” due sono siciliane, Marica Roberto messinese e Nella Tirante di Nizza di Sicilia, entrambe trapiantate a Roma. Il Concorso Europeo per il Teatro e la Drammaturgia XV edizione è dedicato alla memoria dell’attore Ernesto Calindri e mira a promuovere la drammaturgia contemporanea a livello nazionale ed internazionale. Marica Roberto concorre con “La fata Morgana, fantasia di un mito” e Nella Tirante con “Fuori”.

Il primo testo, messo in scena a Messina alla Sala Laudamo nel 2018, dopo il debutto a Milano e repliche nel Lazio, Liguria, Campania, Toscana, usa e reinventa il mito della Fata Morgana, che si fa voce di storie di donne vittime delle mafie. Sono le sue nove sorelle: Palmina Martinelli, Rossella Casini, Maria Teresa Gallucci con la mamma Nicolina Celano e nipote Marilena Bracaglia, Tita Buccafusca, Lea Garofalo e sua figlia Denise, Angela Donato. Il testo che già nella stesura si fa carico della musica, con la cifra, caratteristica dell’autrice, di progetti drammaturgici inclusivi di altre arti, è diventato spettacolo per la regia e interpretazione della Roberto e con i musicisti del gruppo siciliano Unavantaluna.

Il testo “Fuori” invece è tratto dal manoscritto del primo romanzo della Tirante che si apre nel silenzio esploso a seguito del lock-down, dove una donna chiusa in casa ha paura di andare fuori, questa, formula una sorta di litania con cui elenca gli elementi necessari per uscire, ma le manca sempre qualcosa, per cui è costretta a tornare indietro. La paura si trasforma nella necessità di uscire per combattere un maschilismo ottusamente ancora presente, ma la paura di andare fuori, e dunque di vivere, prende il sopravvento e supera quella della morte.

Alla prima pandemia ne succedono una seconda e una terza, ma la donna è sempre chiusa, quando finalmente la morte (liberatoria?) arriva per tutti: vivi e morti convivono e tutti possono fluttuare liberamente. La donna adesso può andare fuori, al ritmo di un tango rinasce la voglia di toccarsi e di vivere.

Proprio ieri la U.n.i.t.a. ha invitato le direzioni dei teatri (ma anche attori e spettatori), ad accendere le luci solo per una sera, oggi, ad un anno esatto dall'ultimo giorno prima della chiusura e della paralisi. Ne abbiamo parlato con le due attrici messinesi.

«Si, siamo sospesi - ha detto la Roberto -, io ho dei progetti di messa in scena di un nuovo testo per l’estate, ma, per quanto si parli di date di ripresa, paralizza l’incertezza. Faccio lezioni di dizione on line e scrivo, partecipando ai bandi che stanno proliferando, spesso con un taglio dedicato al periodo sia nelle modalità che nei contenuti. Progetti che prevedono una restituzione digitale, che è un modo giusto per usare l’isolamento come una sorte di re-invezione. Non mi fermo con la scrittura che si può svolgere a casa, ma devo riconoscere che questo tempo non favorisce certamente l’energia creativa».

«Da sempre in ogni periodo critico, i teatri hanno rappresentato una “salvezza dell’anima” - dice la Tirante - e sono rimasti aperti, come nel capolavoro di Truffaut, “L’ultimo metro”, in cui la gente nonostante la guerra e il coprifuoco, si stringeva nei teatri e nei cinema. Nonostante tutto, l’arte sopravvive a qualunque cosa. Passerà anche questo momento e a quasi un anno dalla chiusura dei teatri io continuo a lavorare, scrivo disperatamente e scoppio di teatro dentro e “fuori”, proprio come il titolo del mio testo! Lavoro per il debutto rimandato già due volte, di uno spettacolo di cui sono autrice, ma stasera si accenderanno le luci dei teatri in tutta Italia, io accendo la mia con questo risultato, del premio di drammaturgia».

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