Gli appassionati siciliani della serie televisiva Netflix dedicata ad Arsenio Lupin, il “ladro gentiluomo” reso mitico dai telefilm Rai degli anni ’70, probabilmente non hanno conoscenza del singolare e intenso legame con la Sicilia. Con Messina in particolare, in quanto la città dello Stretto risulterebbe la città d’origine della famiglia di Maurice Leblanc, lo scrittore francese che creò il beffardo personaggio di Arsenio Lupin, al centro di tanti racconti e romanzi. Sembra di rivedere il film sulle origini del grande Bardo, William Shakespeare... Ma stavolta è il biografo Gabriel-Aldo Bertozzi, nella sua nota allegata a “Le avventure di Arsenio Lupin ladro gentiluomo” (Newton Compton, 2021), a rilevare che il padre di Maurice Leblanc, commerciante di carbone e armatore attivo in Normandia, fosse in realtà un italiano naturalizzato francese, il messinese Lo Bianco. L’ipotesi si «fonderebbe sulla constatazione che nella città siciliana vivono molte famiglie che portavano (che portano) questo cognome». Lo studioso mette in evidenza come «la città dello Stretto e la Sicilia vengono nominate con particolare amore» da Leblanc, il quale cita l’Avenue de Messine di Parigi nel racconto “Arsene Lupin contro Herlock Sholmes”. La stessa via parigina dedicata a Messina viene citata anche nel romanzo Les miliardes d’Arséne Lupin, che Sellerio ha pubblicato nel 1997 col titolo “Arsène Lupin contro la mafia” (a cura di Roberto Pirani). Un romanzo, l’ultimo della saga con protagonista il ladro gentiluomo (pubblicato per la prima volta sulla rivista “L’Auto” nel 1939), che racconta della “crociata” della mafia (anzi la maffia), siculo-americana contro Lupin, il quale – mentre vive i rocamboleschi travestimenti, le fughe, e i tranelli geniali che lo hanno reso celebre – denuncia l’efferatezza della criminalità organizzata mafiosa, vista come amorale e sanguinaria rispetto ai canoni originari. Ricordiamo che anche il celebre investigatore Sherlock Holmes (avversario di Lupin) si imbatterà nella tenutissima mafia. Per Leblanc la Sicilia è una luogo ideale e reale, isola ambita e desiderata. Non a caso fu la meta del suo viaggio di nozze con Marie-Ernestine, nel gennaio 1889: quindici giorni vissuti intensamente, durante il quale si entusiasma di «Messina, Palermo, Siracusa, e la straordinaria Taormina, e l’indispensabile Agrigento». Selinunte la descrisse come «il più prodigioso ammasso di rovine che possa sognare»; Segesta, «Quel tempio greco in quel circo di montagne aride! Quelle linee pure in quell’aspra solitudine. Vi è da piangere di gioia e di ammirazione!». Non a caso, scrivendo al commissario Bechoux (“Gants blancs…Guetres blanches in “L’Agence Narbett et C, 1928”), Lupin consiglia “se mai dovessi amare, vieni in Sicilia…”