Come attrice «ora sono più forte, mi conosco di più, so muovermi davanti alla macchina da presa», ma «mi sento sempre una principiante». Parola di Maria Grazia Cucinotta, protagonista alla Festa del Cinema di Roma di una masterclass in streaming con la giuria di ragazzi ad Alice nella nella città. L'occasione è la presentazione in anteprima della versione restaurata del debutto alla regia di Leonardo Pieraccioni, “I laureati” (1995), commedia supercampione d'incassi diventata cult. Il film rimesso “a nuovo” sarà disponibile da domani sulla piattaforma Infinity.
«Allora ero “wild” e inesperta - dice l'attrice e produttrice messinese - ma sincera, una caratteristica che penso di avere ancora. Oggi, rivedendo il film, penso che certe battute le avrei volute dire diversamente, meglio, ma è anche vero che questo avrebbe fatto perdere spontaneità al personaggio. D'altronde nella vita non proviamo varie volte prima di dire una frase».
Nella commedia Cucinotta (al secondo ruolo importante dopo quello de “Il postino” di Massimo Troisi) è Letizia, attrice di teleromanzi di cui si innamora Leonardo (Pieraccioni). La cosa più difficile sul set «era restare seri quando si recitava con Ceccherini. Faceva all'improvviso delle battute che ancora oggi, ripensandoci, mi fanno scoppiare a ridere». Tra le scene del film a cui è più legata, quella nella quale annuncia di essere incinta: «Allora non ero ancora madre e ho cercato di entrare in quell'emozione. Curiosamente poi quando sono rimasta incinta ho reagito in maniera molto diversa da Letizia, sono scoppiata a piangere e mi sono anche un po' spaventata». Il fatto che il film oggi sia amato da padri e figli «mi rende strafelice. Rivederlo mi emoziona moltissimo, e quando mi ferma qualcuno di una generazione diversa dalla mia per parlarmene, lo considero un grandissimo onore. È la vita che prosegue» .
L'anno de “I Laureati”, il 1995, per lei è stato molto importante, «anche perché - spiega - è quello in cui mi sono sposata. Nel periodo in cui stavo organizzando il matrimonio, si era appena saputo che “Il postino” sarebbe andato agli Oscar ed era molto difficile muoversi, perché spesso mi venivano dietro i paparazzi. Mi ricordo ancora che il giorno delle nozze uscì in edicola un settimanale con me in copertina e un titolo su una fantomatica storia d'amore tra me e Pieraccioni... I parenti di mio marito erano turbati» racconta l'attrice sorridendo.
Nel suo percorso, un altro incontro fondamentale è stato quello con Massimo Troisi: «Poter recitare con lui è stata una grandissima fortuna. Massimo mi ha insegnato a stare davanti alla macchina da presa e su un set. Non voleva che tu recitassi, ma che tutto fosse naturale: è stato per me il più grande insegnamento, che mi sono sempre portata dietro, cercando però di diventare più forte, con l'esperienza».
La sua reazione al grande successo di quel periodo è stata «scegliere di andare via dall'Italia per stabilirmi negli Stati Uniti dove sono rimasta dieci anni. Lì mi sono ritrovata nella macchina meravigliosa del sogno americano e la competizione era solo con me stessa. Dovevo essere all'altezza del mercato americano, così ho ricominciato a studiare, soprattutto i meccanismi della comunicazione. In Italia nessuno li studia, ma sono quelli che permettono di costruire le star».
Negli anni l'attrice è diventata anche produttrice e nonostante il momento di emergenza pandemia che viviamo, continua «a guardare alla situazione con positività. Ora è il momento di continuare a lavorare. Ho appena finito un film nel quale ci facevano costantemente i tamponi e non potevamo avere altri contatti, ma sono sacrifici che fai volentieri per questo lavoro, per sostenere il cinema. L'importante è che i film continuino ad avere un pubblico, qualunque sia, quello delle sale - conclude - o delle piattaforme».
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