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Nobel per la Letteratura, l'intervista a Giovanna Giordano segnalata per il premio

«Messina è una terra letteraria, ed è sempre nel mio cuore». Non parla di sé ma di Messina Giovanna Giordano, scrittrice e giornalista autenticamente messinese pur se nata a Milano (da genitori messinesi), che ieri ha stupito tutti, e rallegrato molti siciliani, con un annuncio assai particolare: il suo nome è tra quelli che sono stati proposti all'Accademia di Svezia – come avviene ogni anno, da un gran numero di enti e soggetti che possono avanzare le segnalazioni – per la designazione del Nobel per la Letteratura.

Giovanna Giordano, classe ‘61, che adesso vive tra Catania e l'amata Messina, ha scritto tre romanzi: “Trentaseimila giorni” nel 1996, “Un volo magico” nel 1998 (che è stato pubblicato in tedesco dalla casa editrice Lübbe) e “Il mistero di Lithian” nel 2004, tutti con la casa editrice Marsilio, ed è un peccato che sia ormai molto difficile trovarli (sul sito della casa editrice non risultano disponibili, purtroppo, e sui siti online è reperibile solo l’ultimo). Ma nel frattempo ha scritto articoli, saggi, cataloghi: «La penna non si ferma mai», commenta.

Questa cosa è molto bella e lusinghiera, quando lo hai saputo?

«L'ho saputo qualche mese fa, e quando ho ricevuto la mail ho pensato “bah, avranno sbagliato indirizzo”. Perché nell'intestazione c'era “candidatura premio Nobel” e ho detto: sarà una fake o uno scherzo. Poi leggendo, invece...».

Chi ti aveva inviato quella mail?

«Proviene da un'università svedese. C'è una commissione di professori che lavora per loro, e lì ogni anno germinano delle candidature. È come entrare nell'accademia: entrano i libri, il curriculum, i cataloghi. Si inizia la discussione su chi entra, in qualche modo, cinese siciliano o di Katmandu. Quindi io sono nell'anticamera».

In effetti c'è un iter temporale preciso, nel lavoro dell'Accademia, che a questo punto sarà pressoché completato, visto che la proclamazione del vincitore avverrà fra poco, l'8 ottobre, a Stoccolma: fino al 31 gennaio gli enti proponenti inviano i nomi dei segnalati, che possono essere anche centinaia (la proverbiale riservatezza dell'Accademia non consente mai di sapere di chi si tratti) e vengono “scremati” dalla Commissione diventando un gruppo di 15-20 alla fine di aprile e una cinquina “finalista” alla fine di maggio. Tra i cinque avviene la scelta, durante l'estate, fino alla proclamazione. «Mi hanno chiesto il curriculum a gennaio», dice Giovanna Giordano.

Ma quale università è stata a chiedertelo?

«Una delle università svedesi, non sono tenuta a dirlo. È tutto secretato».

E l'iter è cominciato. E poi hai avuto altre conferme?

«Mi hanno confermato che mi stanno leggendo, mi hanno lodato. Ho avuto diverse mail».

Ma si schermisce, Giovanna, ci scherza su con grande autoironia, anche se in queste ore è subissata di messaggi e domande. «Una dolcissima e intensa valanga – dice – . Sono onorata, ma ovviamente un po' stupefatta».

I tuoi libri sono stati letti in italiano, dunque, visto che uno solo è stato tradotto, in tedesco?

«Sono tutti lì, insieme ai miei cataloghi, ai miei articoli, perché leggono, valutano un po' tutto, per saggiare la qualità della penna. Nella commissione ci sono esperti di tutte le lingue del mondo. Non so dirti dove sono i miei libri, ma sono entrati».

Sappiamo infatti che il Nobel per la Letteratura non va certo a un libro o a un insieme di libri ma a una statura, a una presenza nel mondo delle lettere. Parliamo con Giovanna, vincitrice per due volte del Premio Racalmare Sciascia e nel 2017 del Premio internazionale di giornalismo Media Award André Gide, di scrittori che da tempo risaputamente fanno parte dell’eterno elenco di candidati: «Ci sono fior fiore di scrittori immensamente più grandi di me – dice – che sono al vaglio loro. Autentici colossi: la Maraini, che per me è la regina della letteratura italiana, il mitico Magris...».

Tu sei un po' defilata, ultimamente...

«Non ho mai smesso di scrivere: tutti gli articoli, i saggi critici, testi di filosofia dell'immagine, cataloghi di mostre, reportage di viaggi. Meno, semmai, ho spinto la penna sul fronte letterario».

Ma ora stai lavorando a un nuovo romanzo?

«Ci lavoro da un anno: è una storia di mare, ambientata negli anni Venti, che comincia dal porto di Messina. Messina c'è sempre nel mio cuore, e tutti i tre libri li ho scritti a Messina, e a Gesso».

Il nuovo romanzo da quali sentimenti è segnato?

«Il coraggio, l'audacia, la resistenza, che ora si chiama resilienza, l'incontro con persone straordinarie, perché noi siamo gli incontri che facciamo».

È bello che tu abbia sentito la necessità di tornare alla forma narrativa...

«Lo sentivo nell'aria il desiderio di tornare a scrivere, per vivere nel mondo fantastico. Il mondo è assolutamente fantastico, pieno di sorprese e avventure, e questa nomination ne è testimonianza».

 

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