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Alberto Urso protagonista dell'omaggio a Morricone: "Cantare qui è un'emozione indescrivibile"

Alberto Urso

Una semplicità e una dolcezza disarmanti dietro quegli occhi profondi come il mare – per un ragazzo che, a soli 23 anni, si è trovato a cavalcare l’onda del successo – con quella passione che solo un siciliano sa trasmettere quando parla di sé.

Questo è Alberto Urso, che a poco più di un anno dalla vittoria al talent “Amici” di Maria De Filippi torna nella sua Messina, protagonista d’eccezione di “C’era una volta il cinema. Omaggio a Ennio Morricone”, lo spettacolo di Valerio Vella, con la Marvan Dance Group di Mariangela Bonanno e l’Orchestra Sinfonietta Messina diretta da Ezio Spinoccia, che andrà in scena domani sera alle 21 all’Arena Villa Dante nell’ambito del “Messina Fest 2020”, patrocinato dall’assessorato allo sport e spettacolo del Comune di Messina (un video delle prove è visionabile sul sito gazzettadelsud.it).

È stato piacevolissimo chiacchierare con Alberto Urso in una pausa durante le prove.

Quanto ti emoziona esibirti sul palco della tua città?

«Per me cantare nella mia Messina è un’emozione indescrivibile. Sono felice di questo e grato a Valerio e agli organizzatori dello spettacolo che mi danno la possibilità di esibirmi al fianco di grandissimi artisti».

Hai cominciato prestissimo a coltivare il tuo talento: mi parli degli esordi e del periodo di formazione a Messina?

«Ero ancora bambino quando ho scoperto che mi piaceva cantare, così a 12 anni i miei mi fecero partecipare al programma di Rai 1 “Ti lascio una canzone” con Antonella Clerici e il maestro Leonardo De Amicis che ha subito apprezzato le mie doti vocali. Da lì decisi d’intraprendere lo studio del pianoforte jazz a Messina con Francesco Pisano e di conseguire il diploma in solfeggio al “Corelli”; poi mi sono trasferito a Matera per studiare canto lirico e ho avuto la possibilità d’incontrare grandi maestri. Alla fine è arrivato il sogno di “Amici”, il primo disco e poi la partecipazione al Festival di Sanremo».

Tutto è cominciato a Messina dunque. Anche la tua conoscenza con Mariangela Bonanno.

«Sì, la conoscevo perché proprio nella sua scuola incontrai la mia prima insegnante di canto, Rosaria Conte; avevo solo 8 anni, ma lei intuì subito che quella passione sarebbe diventata qualcosa di più».

La tua famiglia ha sempre creduto in te? Quanto è importante il sostegno delle persone care nel perseguimento di un obiettivo?

«I miei hanno intuito la predisposizione che avevo per il canto e l’hanno sempre assecondata; capisco che per un genitore non è facile il distacco dal proprio figlio, ma è fondamentale il sostegno psicologico e il riconoscimento del talento per poter andare avanti con coraggio e tenacia. La vita è una sola e va vissuta fino in fondo, sempre!».

Dall’esperienza di “Amici” in avanti hai dovuto lasciare la tua casa, gli affetti, la tua città: quanto “pesa” il distacco da tutto questo per un giovane?

«Lo spirito di sacrificio è notevole, non è facile star lontano dai miei, dagli amici d’infanzia. Io credo molto in quello che sto facendo ed è per questo che continuerò a impegnarmi studiando e affrontando i sacrifici che si presenteranno».

Maria De Filippi parla di te sempre con grande stima e affetto, mettendo in luce umiltà e dolcezza, che sono la tua carta di presentazione...

«Sono cresciuto con la massima che è fondamentale rimanere sempre con i piedi per terra in qualsiasi situazione. Per me la vita è come la Borsa, sempre in bilico fra alti e bassi; io sono come mi si vede e non potrei mai rinunciare a essere me stesso».

L’artista di fama mondiale Katherine Jenkins ha scelto te per duettare nella title track del progetto discografico “Cinema Paradiso”, uscito tre giorni prima che Ennio Morricone morisse. Cosa rappresenta per te la sua musica?

«Ho sempre adorato Morricone e la sua scomparsa è stata una perdita dolorosa a livello personale. L’esempio artistico che ci ha tramandato è uno stimolo importantissimo per noi giovani che ci affacciamo al mondo della musica e quello di domani sera sarà anche il mio personale tributo al Maestro».

Il Festival di Sanremo per un artista giovane è un’esperienza di grande importanza: come l’hai vissuta?

«È stata una grandissima opportunità che non immaginavo mi sarebbe stata data; trovarmi a fianco di artisti di grande calibro da un lato mi ha messo soggezione ma dall’altro mi ha fatto immaginare e sperare di poter, fra dieci o vent’anni, raccontare da big i miei esordi...».

Quali sono i tuoi progetti futuri?

«In questo momento non posso dir nulla; sono tante le cose in cantiere per le quali continuerò a lavorare con grandissimo impegno!».

L’emergenza Covid per gli artisti dello spettacolo è stata un’esperienza dura perché vi ha “separati”, seppur temporaneamente, dal pubblico che supporta e alimenta il vostro successo.

«Il Covid ci ha messo alle strette e ripartire fra mille timori e incertezze non è stato facile. Noi ce la stiamo mettendo tutta, con entusiasmo e prudenza, nel rispetto di quanti, per mesi, hanno sacrificato la propria vita per quella degli altri. La musica scalda i cuori e restituisce il sorriso a chi lo aveva perduto».

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