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L’ascolto si fa rigenerante: “Quando parlano i classici”

Non si vive in un paese, si vive in una lingua, diceva Emil Cioran, e questo fa, quotidianamente, nella resistenza dei fatti chi “vive nel greco antico”, custodendolo, trasmettendolo ai giovani e facendolo diventare moltiplicatore di idee, di incontri, di esperienze.

Una lingua di bellezza, il greco antico. E di scambi e di contaminazioni, di ospitalità, di incontri di genti, di preziosi meticciati, di cultura e di culture.

Curarla, coltivarla, metterla al riparo dall’oblio, darle asilo, significa svolgere una continua campagna di scavo nel ricchissimo giacimento del patrimonio letterario della antica Grecia. Lo fa quotidianamente chi lavora nel liceo classico, nelle università, nell’altrove di biblioteche pubbliche o di stanze domestiche o di letture personali nelle quali si rigenera ogni volta il dialogo con gli antichi, attraverso una lingua feconda di invenzioni e di sperimentazioni, di libertà e di rivoluzioni. Un tesoro dell’umanità che -come ricorda Salvatore Settis- «ci appartiene non per merito nostro, non come una morta eredità, ma come qualcosa di profondamente sorprendente da riconquistare ogni giorno, come un potente stimolo a intendere il “diverso”. Perciò tanto più da dirci esso avrà nel futuro».

Far parlare i classici, come «stimolo a un serrato confronto» (sempre Settis) è ciò di cui si dà conto nel volume “Quando parlano i classici” (Edas, 2020), raccolta di Atti di sei edizioni dell’Agon Zanklaios (2014-2019), con i saggi critici di illustri filologi e grecisti. Atti, curati dai docenti Emiliano Arena e Patrizia Danzè per il liceo classico “ Giuseppe La Farina” di Messina, e nei quali i classici, del cui conforto mai come in questi tempi sentiamo l’esigenza, si pensano tra loro e si parlano.

Gli Atti riuniscono i contributi degli studiosi Emiliano Arena, Paola Colace Radici, Federico Condello, Giovanni Davì, Giulio Guidorizzi, Emanuele Lelli, Claudio Meliadò, Michele Napolitano, Arnaldo Orlando, Rosa Santoro, Renzo Tosi, Bruno Tripodi, intervenuti nelle sei edizioni dell’Agon Zanklaios o Certamen Graecum Messanense, gara nazionale di traduzione dal greco antico che già nel doppio nome rimanda alla bellezza gloriosa e splendente delle lingue classiche e alla storia antica e affascinante della nostra Zankle, della nostra Messina. Istituito dal liceo “La Farina” nel 2013, l’Agon rappresenta, insieme al volume, un’iniziativa di resistenza etica, che evoca il passato non certo per appiattirlo sul presente o soffocarlo in stereotipi paradigmatici, ma perché dialoghi con la complessità del nostro presente globalizzato e progetti un futuro che appare sempre più tecnologico.

Da Omero a Tucidide, da Sofocle a Euripide e a Teocrito, da Odisseo a Ifigenia, da Edipo a Orione, perché, -scrive Patrizia Danzè nell’introduzione al volume- «anche i miti, ce lo ricorda Lévy Strauss, si pensano tra loro e dialogano con l’oggi», come ben sappiamo noi abitanti dello Stretto di Messina, mare di mostri, di eroi, di giganti e di leggende. Fa parte del vivere insieme pensare alla conoscenza e alla bellezza, ma anche riflettere, tra storia e mito, sulla natura umana e sulla responsabilità dei comportamenti degli uomini, sia nella ripetuta tragicità della guerra e della violenza, sia nella grandezza eroica della sopportazione delle avversità, nella capacità di accogliere l’altro e di condividere simposi ed esperienze. Rimbalzi di storie e incroci di mondi di cui discutere con un’attenzione speciale per la parola, «animati- scrive nella prefazione al volume la preside del liceo “La Farina” Pucci Prestipino che dell’Agon è stata una tenace sostenitrice- da quel corretto uso del logos che, secondo l’assioma isocrateo, identifica la parola con il ben pensare».

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