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Fase 2, il grido d'allarme degli artisti messinesi: "Settore in ginocchio, le istituzioni ci ascoltino"

Parte la fase 2 ma non per molti artisti messinesi che, in queste ore, stanno facendo sentire la loro voce. "Siamo in ginocchio" è il messaggio che hanno voluto lanciare attraverso un lungo post che sta girando sul web, nella speranza di attirare l'attenzione delle istituzioni.

Ecco quindi il testo integrale del loro post, attraverso il quale rivendicano i loro diritti:

"Siamo lavoratori dello spettacolo che hanno deciso di vivere e operare in questa città, la città di Messina. Alcuni di noi hanno costruito teatri e sale di registrazione, altri organizzano laboratori, festival, rassegne e incontri nelle proprie sedi o affittando spazi pubblici o privati all'aperto o al chiuso, altri ancora scrivono, creano e provano i propri spettacoli, i propri concerti o le proprie opere qui, nutrendo il territorio e nutrendosi da esso.

Abbiamo visto avvicendarsi, negli anni, politici e figure istituzionali che poco ci conoscono e poco frequentano le attività culturali della città, talvolta dando l’impressione di non essere interessati in modo autentico alle nostre attività. Pensiamo che un assessore alla cultura o un direttore artistico, per non dire un Sovrintendente o un Presidente, dovrebbero già sapere perfettamente quali realtà cittadine muovono la cultura e l'economia che ne deriva. O, perlomeno, frequentare i teatri, conoscere gli artisti, capire come agiscono e, soprattutto, come sopravvivono per dare quotidianamente linfa vitale al territorio. Le nostre stagioni, le nostre rassegne, i nostri spettacoli sono seguiti da tanto pubblico che negli anni ci ha dato fiducia e ha riconosciuto in noi un vero e necessario valore aggiunto che nasce e va avanti solo con la nostra forza, la nostra costanza, la nostra determinazione, il nostro investimento, senza alcun aiuto da parte di enti pubblici. Il periodo incerto che stiamo vivendo ha messo completamente in ginocchio anche il nostro settore insieme ad altri, questo lo sappiamo tutti. Ma bisogna anche trarne le conseguenze.

Ora più che mai crediamo sia un nostro diritto – di noi lavoratori dello spettacolo attivi a Messina – quello di avere l'ascolto e l'attenzione che ci meritiamo da parte delle Istituzioni che hanno il dovere, nei confronti della città, di operare al nostro fianco e di sostenerci. Non parliamo necessariamente di contributi economici, che pure sarebbero necessari, ma di studiare insieme soluzioni creative che possano contribuire a risollevare la città, consentendoci di riavere da Messina ciò che da sempre cerchiamo di darle con impegno e con passione, in un mutuo e convinto scambio.

Chiediamo che si apra un dialogo in maniera strutturata e costruttiva tra le Istituzioni e tutti coloro che operano su e per il territorio di Messina, in un sincero e profondo confronto che possa dare voce a un rinnovato “spazio” cittadino, che vada oltre i luoghi deputati messi in crisi da nuove regole sociali dalla durata imprevedibile. È ormai l’ora di aprire la strada a una forza diffusa e capillare di valorizzazione delle idee e della creatività di tutti coloro che della dimensione inventiva fanno il proprio lavoro, la propria missione.

Chiediamo espressamente che la cultura invada il territorio rappresentando essa stessa la forza motrice di una seria e sincera ripresa.

Sottoponiamo tale nostra richiesta, volta al rinnovamento degli spazi, delle forme e delle relazioni, anche alla firma e al supporto di tutti coloro che a vario titolo si sentano coinvolti, pubblico compreso. Invitiamo dunque tutti gli operatori del settore culturale (teatro, musica, danza, cinema, arti visive, fotografia...) e sociale (scuole, università, biblioteche, centri diurni, centri d’accoglienza, servizi sociali...) nell’idea del superamento di ogni settorializzazione al fine di promuovere la complessità quale valore.

Seguendo l’esempio delle positive e lungimiranti pratiche di coinvolgimento che si stanno sviluppando a livello nazionale e internazionale nel campo dello spettacolo dal vivo, ci proponiamo quali veri autori della reinvenzione di un nuovo modo di stare insieme, trasformando l’esistente e le sue nuove ferite.

Un teatro fuori dal teatro che coinvolga una nuova platea, la cittadinanza".

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