Gli Oblivion, noto gruppo teatrale esploso sul web con un video ironico sui Promessi Sposi, che interpreta e scrive spettacoli di alto profilo tecnico con formula originale, unendo canto, recitazione e parodia, firma il proprio primo musical originale, “La Bibbia”. Riveduta e scorretta”, in scena al Teatro Vittorio Emanuele oggi e domani. Abbiamo intervistato Davide Calabrese, un membro del quintetto, insieme a Graziana Borciani, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. - Siete insieme dal 2003, ma c'è stato un momento preciso in cui è cambiata la vita per gli Oblivion… «Nel marzo del 2009 con i “Promessi Sposi in 10 minuti” su YouTube, è cambiata la nostra vita, in meglio; grazie a quel momento ora ci concentriamo solo sugli Oblivion e basta, e, anche se questo significa lavorare tantissimo, noi siamo felici». - Visti i tanti impegni del gruppo, riuscite ancora a fare qualcosa di individuale? «In qualche modo ognuno di noi può fare delle cose ma piccole, gli Oblivion hanno la priorità e a noi fa molto piacere che sia così. Siamo uno dei pochi esempi di gruppo in Italia felice di esserlo». - Tutto nacque nella Bernstein School of Musical Theatre di Bologna, possiamo dire che è questa la città degli Oblivion? «Possiamo dire di sì, anche se non è la città di nessuno di noi, là in cui ci siamo incontrati e tutto ha avuto origine; se non ci fosse stata Bologna non ci sarebbero stati gli Oblivion». - Sembrate molto affiatati, quanto conta questo, sotto il profilo professionale? «Il novanta per cento! Questa è la caratteristica principale e la forza degli Oblivion. Ci troviamo sul palco e facciamo in modo che questo affiatamento rimanga inalterato negli anni; siamo molto attaccati e stakanovisti, siamo felici di lavorare e felici di stare assieme». - Lavorate sodo, ma riuscite a divertirvi sul palcoscenico? «Purtroppo no, non ci divertiamo, è lavoro, noi facciamo divertire gli altri. Se dovessimo segmentare il momento della performance, allora dico che è dura; a recitare c'è tanta ansia, dopo, quando arrivano gli applausi, è bello, e in parte divertente, ma prima è una fatica, truccarsi, mettere i costumi, stare in scena». - Voi siete polivalenti, ma i compiti fissi nei vostri spettacoli non cambiano mai… «Si, i ruoli sono fissi perché legati alle competenze della compagnia, ad esempio Lorenzo Scuda si occupa della musica per le competenze per cui è titolato; se dovessero darlo a me un musical da comporre e arrangiare sarebbe un disastro, per fortuna non accadrà mai!». - Nella Bibbia, tutti interpretate più personaggi, soprattutto Francesca Folloni. È difficile sostenere quel ritmo? «Francesca, direi, che ha più ruoli di tutti in questo lavoro, ha il peso maggiore perché, quando non la vedete in scena, vuol dire che è di corsa dietro le quinte a cambiare costumi, sempre più opulenti». - Quindi la difficoltà non è da poco: se sbagli a mettere una scarpa, fai un buco di scena! Tu sei uno dei tre autori, i ruoli quando e come li scegliete? «Noi scriviamo prima i ruoli poi insieme al regista troviamo la quadra, assegnandoli in base alle attitudini fisiche, vocali, caratteriali, scriviamo prima i cinque ruoli, senza sapere “chi fa cosa”». - Il musical è arrivato dopo un percorso lungo e vario, che salto è stato? «È stato un salto importante, non è stato nel buio, il musical è un territorio che avevamo esplorato a lungo, quindi non vedevamo l'ora di farlo. Ed è stato un salto molto atteso, quando è successo, grazie alla proposta di Paolo Guerra, appena scomparso, noi eravamo più che pronti per fare il nostro musical, con la bava alla bocca, pronti e felici». - Qual è il canale privilegiato per le vostre performance? «Il teatro è il nostro habitat, lì siamo nati, lì le nostre creazioni trovano lo spazio migliore, detto questo, anche sul web, per fortuna, più di qualcosa è venuta bene, in tv più ci siamo stati, ma sporadicamente». - Negli anni scorsi avete fatto spesso anche autoproduzione dei vostri show, ora siete prodotti da Adigi, per dedicarvi solo alla parte artistica? «Si sicuramente, la parte artistica ci porta via tutto il tempo; se qualcuno si occupa degli altri ambiti per noi diventa la soluzione ideale. Soprattutto per la distribuzione di cui abbiamo poca conoscenza. Speriamo sempre di stare con Adigi con cui ci siamo trovati benissimo». - In questo momento, come sta il musical, ci si scommette ancora sù? «Il musical in Italia non gode di un momento magico, anche in tutto il resto di Europa, compresa Londra, dove si vedono solo titoli altisonanti, conosciuti e difficoltà a scommettere su nuove produzioni. Dopo il boom degli scorsi anni, la crisi nel nostro Paese si riverbera ancora di più, essendo questo anche un genere minore. Siamo felicissimi perciò di avere tutte queste date con un musical originale, ma mi sembra, che siamo delle mosche bianche». - Continuerete con il musical? «Questo dipende dai produttori, perché purtroppo questo genere presuppone uno sforzo produttivo non indifferente. Ci piacerebbe tanto continuare».