La comunità culturale messinese riscopre uno dei maggiori esponenti del mondo artistico ottocentesco peloritano, Michele Panebianco (1806-73), a cui la Biblioteca regionale dedica fino al 14 febbraio una mostra bibliografica e iconografica (“La biblioteca del pittore”, con libri, stampe, album), inaugurata con un incontro di studio, promosso in collaborazione con il Centro studi “Michele Panebianco”. L'obiettivo - come ha rilevato l'erede Giovanna Costa - è di fare conoscere i tanti aspetti della sua attività artistica e culturale e a “svelare” i tanti cimeli, volumi e opere artistiche custoditi (tra cui oltre 1200 tra disegni, dipinti, incisioni), censiti e vincolati grazie all'impegno della Sovrintendenza. La mostra è curata dallo staff della Biblioteca, col coordinamento di Caterina Di Giacomo. Esponente del mondo neoclassico, didatta, vedutista, ritrattista, autore di tante opere di carattere sacro (le Sacre famiglie, ma anche uno splendido olio su tela della Vara in piazza Duomo), Michele Panebianco è noto per aver realizzato, nel 1842, i grandiosi e originali “trasparenti” per le festività per la Madonna della Lettera, e il maestoso sipario del Teatro “S. Elisabetta” “Gelone che accorda pace ai vinti Cartaginesi a patto di non più sacrificare vittime umane” (1852); così lo ricorda il biografo Francesco De Cola-Proto (1873): «Modesto ed indipendente non cercò laudi ed onori, ma questi a lui vennero spontaneamente offerti sulla proposta di onorevoli personaggi. E il suo nome venne ascritto nell'albo dell'insigne Congregazione dei Virtuosi al Panteon di Roma, ed il suo petto fregiato dalla gran Commenda di S. Tommaso d'Aquino». Un artista apprezzato anche oltre lo Stretto, del quale la città deve riappropriarsi e che va riscoperto nella sua complessità, come ha evidenziato, introducendo la conferenza, la direttrice della Biblioteca regionale Tommasa Siragusa. Lo storico dell' arte Giampaolo Chillè ha analizzato a fondo i tanti aspetti della formazione dell'artista, autentica gloria cittadina: i rapporti col Subba (con cui visse un'accesa rivalità), col maestro Camuccini, che a Roma lo avvicinò al disegno classico, con Natale Carta, che lo formò al colorismo. Fu sempre alla ricerca «dell'arte del vero e del bello», come diceva, per «imprimere purezza e severità nel disegno». L'arch. Luciano Marabello ha delineato il contesto storico-archiettonico in cui visse l'artista, la Messina-cantiere del dopo terremoto del 1783 in cui vigeva il processo di “accomodamento” urbanistico. Dopo i saluti della sovrintendente Mirella Vinci, la funzionaria della Biblioteca regionale Carmen Puglisi ha mostrato i tanti aspetti della “biblioteca” di Panebianco: un centinaio di volumi d'arte settecenteschi e ottocenteschi, compresi rari testi donati da esponenti delle famiglie straniere di Messina con cui l'artista aveva rapporti (Walker, Cailler, Barker, Fischer).