Il teatro può dare una seconda chance nella vita, se attraverso il palcoscenico si riescono ad esprimere valori positivi che ti cambiano profondamente per guardare al futuro con ottimismo. Ed è stata una vera catarsi quella delle sette detenute della casa circondariale di Gazzi a Messina, che si sono cimentate in una interpretazione dell’ultimo concerto live di Mina, che la grande cantante registrò nell’ormai lontano 1978. Ognuna con un sentimento diverso, ma unite nella voglia di comunicare i propri sentimenti, le donne detenute-attrici hanno attinto al loro grande bagaglio di emozioni per dare vita allo spettacolo “E allora, sono tornata”. Una rappresentazione musicale che fa parte del progetto “Teatrali percorsi d’integrazione e libertà” sostenuto dalla Caritas diocesana e organizzato da D’aRteventi, l’associazione creata da Daniela Ursino. Alla fine dello spettacolo una buona notizia: «Maria esce tra un’ora», e scoppia l’applauso. Presenti in sala molte autorità: Il prefetto Maria Carmela Librizzi, l’arcivescovo Giovanni Accolla, il rettore Salvatore Cuzzocrea, il presidente del Tribunale di sorveglianza Nicola Mazzamuto, la direttrice della casa circondariale Angela Sciavicco. Un successo che vede in prima linea l’impegno di Daniela Ursino che così commenta: «Questo spettacolo è un risultato straordinario, grazie anche al contributo della Caritas diocesana, qui rappresentata da mons. Accolla, ma anche dal direttore Nino Basile. Si è trattato del lavoro di una squadra che poi è diventata una famiglia. Sotto le sapienti mani del raffinato regista Tindaro Granata, queste donne hanno rappresentato Mina, ma prima di tutto se stesse. La bellezza, la forza e la fragilità sono i tre aspetti che sono stati messi in scena. Abbiamo ridato voce a delle donne che non potevano esprimersi e abbiamo ridato loro dignità». In occasione della rappresentazione è stato anche firmato un protocollo d’intesa tra l’Università di Messina, la casa circondariale e l’associazione culturale D’aRteventi per una progettualità che mira al reinserimento sociale attraverso una sempre maggiore crescita culturale dei detenuti. Il rettore ha detto: «È giusto che l’Università stia nei luoghi di riabilitazione. Nominerò un delegato per questo progetto. Se chi sta qui ha perso il diritto alla libertà, non ha perso il diritto allo studio». Angela Sciavicco ha anche sottolineato come si tratti del primo protocollo di questo tipo siglato nella Regione Sicilia. Per Daniela Ursino dove c’è la cultura non ci può essere il male ed è importante arginare la carenza culturale nelle carceri. Monsignor Accolla ha anche commentato: «Rifondare speranza nelle persone, senza negare la tristezza. bisogna guardare oltre le sbarre, le persone non smettono di essere tali, nella dignità». Il teatro “Piccolo Shakespeare” A dicembre del 2017 è stato fondato il teatro “Piccolo Shakespeare” nella casa circondariale di Gazzi, a marzo del 2018 è stato intitolato alla presenza di un rappresentante del Piccolo Teatro di Milano, con cui vanta una collaborazione. L’idea di questo nome è stata condivisa da Daniela Ursino che ne è diventata la direttrice artistica, ideatrice e organizzatrice del progetto. Sempre Daniela Ursino contestualmente alla nascita del teatro ha costituito la “Libera Compagnia del Teatro per Sognare” composta dai detenuti della casa circondariale di Gazzi. Oltre alla collaborazione con il direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar, il teatro “Piccolo Shakespeare” vanta una collaborazione con la Scala di Milano.