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Ezio Mauro a Messina racconta il Muro di Berlino

Ezio Mauro

Ezio Mauro, autore di "Anime prigioniere. Cronache dal Muro di Berlino" incontrerà i lettori giovedì 28 novembre alle 17:30 alla Feltrinelli Point di via Ghibellina 32 a Messina. Dialogherà con lui Nuccio Anselmo.

Ezio Mauro entra nel mondo della carta stampata nel 1972 collaborando con la Gazzetta del Popolo di Torino, occupandosi soprattutto del terrorismo nero degli anni di piombo. Proprio a causa dei suoi articoli sul terrorismo viene pedinato a lungo dal brigatista rosso Patrizio Peci. Nel 1981 passa a La Stampa di cui è inviato speciale e responsabile della politica interna. Dal 1988 lavora per la Repubblica come corrispondente da Mosca.

Per tre anni racconta la grande trasformazione della perestrojka, viaggiando nelle repubbliche dell'Unione Sovietica. Il 26 giugno del 1990 torna a La Stampa assumendo l'incarico prima di condirettore, poi di direttore (dal 5 settembre 1992).Il 6 maggio 1996 sostituisce il fondatore Eugenio Scalfari alla guida de la Repubblica, che lascerà il 15 gennaio 2016.

«I primi ad accorgersi che qualcosa stava cambiando furono i cani da confine. Venivano addestrati la notte, perché le fughe quasi sempre si tentavano nel buio, non avevano contatti sociali, mangiavano solo ogni due giorni per essere più aggressivi. Ammaestrati a inseguire l’odore del grande sospetto che avviluppava l’intera Ddr, i cani del muro non potevano riconoscere il profumo della libertà che si spargeva nelle strade dell’Est europeo, arrivando a disperdersi sulle porte di Berlino».

Tutti sappiamo cosa è successo il 9 novembre 1989 a Berlino. Qualcuno ha pensato che la storia fosse finita e che con il passare del tempo il mondo intero sarebbe stato sempre più simile all’Occidente. Ma la storia si nasconde nei dettagli, nei gesti, nei passi e nei ripensamenti dei suoi protagonisti. Nel 1989, all’interno dei 108.000 chilometri quadrati della Ddr, il blocco comunista si sgretola e si libera dalla prigionia del Muro, che separa il mondo correndo per 106 chilometri e divide così una città e l’Europa intera.

È un simbolo del titanismo totalitario, non una semplice barriera. È un’arma. “Chi è salito molto in alto cadrà nell’abisso,” così scrivono con lo spray i ventenni a Prenzlauer Berg, nella Berlino che vive di notte e si muove col buio. Se la caduta del Muro è un segno inciso nell’identità di coloro che l’hanno vista in televisione, ma anche di coloro che sono nati dopo, è perché da allora le cose hanno preso una direzione nuova e, soprattutto, diversa da quella che ci aspettavamo.

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