Entrare nel Teatro Antico e sentire una Babele di lingue battere su un unico nome italiano: Andrea Bocelli. Sedersi in ogni ordine di posto e ascoltare l'Orchestra CLS diretta dal maestro Carlo Bernini, puntuale, risuonare di quell'Intermezzo di “Cavalleria Rusticana” per unire sin dal principio la sua Toscana alla Sicilia. Scaldarsi col fuoco lirico del Coro Siciliano (del maestro Francesco Costa) in un “Va pensiero” solenne quanto un inno, unirsi ai duetti con il soprano ZuzanaMarkova e la pop guest Ilaria Della Bidia, mentre la danza di BrittanyO'Conor muoveva la scena.
Mentre il flauto traverso e solista di Andrea Griminelli faceva l'oboe di “Mission” e la cerniera tra gli scenari compositivi aperti di Morricone e il panorama sconfinato dietro le mura di Taormina.
È quel mezzo in cui sta la virtù, come scrive la Gazzetta del Sud in edicola, di chi non si chiude nell'una o l'altra stanza, piuttosto ti cammina per casa come un familiare di sangue, come uno a cui si apre la porta. Bocelli è uno che entra, non importa da che porta e l'accademia non c'entra, lui ci entra.
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