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Storia d'uno sguardo, lo scatto del messinese Bartuccio diventa virale

Storia di un fotografo curioso e della bambina che gli ha cambiato la vita. Nino Bartuccio è cresciuto a Santa Lucia del Mela, nelle orecchie il desiderio del padre di andare in Brasile a trovare il fratello emigrato lì durante la seconda guerra mondiale e nel cuore la voglia di realizzarlo. «Ogni anno la stessa frase: “stannu non aiu soddi, ma nautrannu vaiu in Brasili unni me frati”. Mio padre non ci andò mai, ci andai io in un momento particolare della mia vita».

Nega l'ha conosciuta così, quel giorno “qualsiasi” di un viaggio ancora in viaggio. «Arrivai in un villaggio di pescatori, fui attratto da quattro bambini che giocavano con delle carriole fatte di legni e le ruote con quello che rimaneva dei rotoli dei fili della luce, credo. Scattai una fotografia a loro che correvano, poi incontrai Nega per la prima volta. Lei mi guardava, si toccava i capelli, andò davanti alla sua casa. Le feci il primo ritratto della mia vita».

Esistono scatti che giocano col tempo e lo dilatano, si espandono a macchia d'olio nelle trame della tela e si diffondono, nello spazio e nel tempo. Così il ritratto di Nega, postato su alcuni portali di fotografia 10 anni fa, ha raggiunto risultati inimmaginabili diventando una tra le immagini più utilizzate sul web, un fenomeno che ha superato i 25 miliardi di interazioni sui social. Uno spunto tendente all'infinito per migliaia di artisti che in tutto il mondo hanno realizzato dipinti e opere, pur di ritrarre «la bambina dagli occhi bellissimi» di quella foto. E uno sguardo indimenticabile per Nino che oggi vive a Piraino con la moglie Carmen, ha i figli Samuele e Nicolò, ha collezionato premi dal National Geographic al prestigioso Gourmand World Cookbook Awards, ha pubblicato le sue foto dappertutto (Geo, Sunday Times, Lonely Planet, Clementoni, Raversburger, Costa Crociere, Francorosso e Master Card).

Eppure Nega gli è sempre rimasta lì, presente e pressante, urgente come i drammi della sua gente.

Così è nato Nega Project, inconsapevolmente. Dall'idea di Bartuccio che con Francesco Mazza e Domenico Raffaele Addamo ha deciso, ha scelto di raccogliere (per quanto possibile) tutte le opere realizzate su Nega. Contattando gli artisti a livello globale per creare esposizioni, vendere le opere e investire interamente i ricavi in progetti umanitari in Brasile. Almeno per cominciare.

Già la data zero di Matera (16 febbraio/10 marzo) ha inaugurato quella capitalizzazione della cultura che è l'anima del progetto. E adesso la mostra è sbarcata a Capo d'Orlando, incorniciata dalle voci di Oriana Civile e Anita Vitale. All'orizzonte c'è un docu film e un libro, altre mostre e altrettante immagini. Ma il progetto di Nino Bartuccio è tornare nel Brasile di Nega a cercarla, a vedere chi è diventata, a ritrarre ancora la vita che ha, «tra la speranza di ritrovarla e il terrore che non ci sia più. Per capire da lì cosa possiamo fare da qui». Storia di un viaggio alla ricerca della bellezza.

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