C'era anche il fiume, tra le voci dell'“Odissea”, andata in scena in anteprima giovedì e poi ieri sera in uno dei luoghi più affascinanti della Sicilia: le Gole dell'Alcantara. Seduti sul greto, davanti all'acqua nera e mormorante, immersi in quello spazio primordiale, in quel buio odoroso e profondo, tra la forza percepibile degli elementi, abbiamo assistito - con lo stesso stupore di una prima volta - al racconto d'una storia antica quasi quanto quei luoghi. Il vero “romanzo d'avventura” di Odisseo, il più astuto dei Greci. Una storia mozzafiato, tra mostri, magie, pericoli, travestimenti, inganni: quella narrazione perpetua e immortale che - secondo il ben noto paradosso del racconto, specie orale, o della rappresentazione drammatica - è notissimo eppure ogni volta nuovo.
Il potere di quella narrazione millenaria e incandescente ha acceso le sponde del fiume, ha fatto vibrare la spiaggia di ciottoli dove il pubblico è radunato come per un rito, una preghiera collettiva agli dei. Che non tardano a manifestarsi: Zeus tonante (Luciano Fioretto, che è anche Antinoo), Atena guerriera (Liliana Randi, che è anche Euriclea). E torniamo bambini, bambini di mille anni che, con lo stesso stupore, assistono alle peripezie dell'eroe.
Eccolo, il potere di suggestione che lo spettacolo diretto dal regista Giovanni Anfuso (autore dell'adattamento e regista anche dell'“Inferno” di Dante, un grande successo basato sulla stessa formula: l'immersione in uno scenario di intatta bellezza e potenza) ha maneggiato con cura, conquistando gli spettatori.
Abbiamo visto i due Odisseo - il tema dell'identità è centrale, in questa scelta - il giovane (Angelo D'Agosta) e il vecchio (Davide Sbrogiò), scambiarsi di posto, farsi vicendevolmente eco e specchio, raddoppiato dall'acqua cristallina eppure buia. Affrontare gli stessi enigmi, mostrandoci come “il viaggio”, quell'“odissea” che ciascuno di noi vive, ci cambia eppure ci conferma. Abbiamo vissuto l'angoscia nell'antro del ciclope Polifemo, le insidie di Circe e delle Sirene, infine il ritorno a Itaca e la vendetta sui Proci, e abbiamo parteggiato per l'eroe e il suo dolore. Sia pure in una versione molto “compatta” (circa un'ora), come la natura del luogo e della messa in scena impongono, quel prezioso nucleo di narrazione ci è arrivato intatto, potente, moltiplicato dalla magia risonante delle Gole, dalle ombre sulle rocce, dai riflessi sull'acqua, dal suono delle voci e delle musiche (di Nello Toscano), dall'uso del breve specchio d'acqua come elemento scenico di grande forza. Ma senza rinunciare ai temi forti, che i Greci hanno incardinato millenni fa: il rapporto tra giustizia e legge, il rapporto tra la volontà umana e l'imperio degli dei, il rapporto con l'Altro, lo straniero. E il primo applauso, giovedì, è stato per Alcinoo (Corrado Drago, che è anche Eumeo) quando ha detto che «un naufrago va accolto e soccorso sempre, per legge umana e divina». Nell'Italia della sicurezza feroce e nella Sicilia dove è stato appena sfregiato il bel murale di Carola Rackete realizzato da TvBoy a Taormina, è stato bello sentire un «bravo» e poi l'applauso. D'altronde, è l'insegnamento più forte e più bello dei Greci e di ogni umanesimo: restiamo umani.
L' “Odissea”, prodotta da Buongiorno Sicilia e Vision Sicily, sarà rappresentata ogni venerdì, sabato e domenica, con tre repliche a sera (dalle 20.45).
Nel cast anche Ivan Giambirtone (Omero), Giovanna Mangiù (Penelope/Circe), Giovanni Santangelo (Euriloco/Filezio), Luigi Nicotra (Telemaco), Giuseppe Aiello (Eurimaco), Alberto Abbadessa, Gabriele D'Astoli, Sebastiano De Francisci (Elpenore), Luca Ingrassia (Antifo), Roberta Lazzaro (Sirena), Alessandra Ricotta (Sirena), Francesco Rizzo, Stefano Romano (Leode) e Ilenia Scaringi (Arete/Sirena). La voce fuori campo è di Davide Pandolfo. Elementi scenici e costumi di Riccardo Cappello, coreografie di Fia Distefano.
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