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Nicole Kidman, da Taormina un'appassionata dichiarazione d'amore all'Italia e al suo cinema

In ritardo come ogni diva che si rispetti? No, puntuale come una diva che rispetta. E in effetti nel corso della masterclass, condotta da Silvia Bizio, Nicole Kidman è stata più donna che attrice, vicina alle problematiche femminili e contenta di essere madre e moglie. L'attrice australiana, naturalizzata americana, 52 anni portati come se fossero 40, 1,80 cm di altezza, non ha risparmiato cordialità e serenità, senza nascondersi dietro il velo dell'ipocrisia.

«Oggi è un momento particolare, noi del cinema ci rendiamo conto che chiedere alla gente due ore da passare in una sala è diventato difficile, ma non ci si può rassegnare all'idea dei film visti sul telefonino. A me piace stare a ridere o a piangere con gli altri, gente sconosciuta con cui ci troviamo a condividere lo stesso sentimento, e ciò avviene solo in una sala».

Al Taormina FilmFest c'è molto posto per l'Australia, così la Kidman ha trovato ad accoglierla una vecchia amica dell'adolescenza, l'attrice e giornalista Jenny Cooney, rimasta con lei sul palco. Baci e abbracci per un incontro inaspettato con un pensiero anche al produttore e regista Phillip Noyce che stasera al Teatro Antico riceverà uno dei Taormina Arte Award: «È stato proprio lui ad aiutarmi a debuttare sul set a 19 anni. Non mi voleva nessuno, ma lui ha combattuto per me». E infatti tre anni dopo, era il 1989, si ritrovarono a girare “Ore 10 calma piatta” di cui Noyce era regista. Fu il primo successo internazionale della Kidman.

Nel frattempo si era innamorata dell'Italia: «A 17 anni volevo vedere il mondo, partii per Amsterdam e poi andai a Roma. Ricordo sempre come passeggiavo per le strade, sognavo di sposare un italiano e quasi stava accadendo». Con chi non si sa, ma pochi ricordano che Nicole nel 1987 girò un film per Raitre, intitolato “Un'australiana a Roma”, in cui era una ragazza che si innamorava di un romano, interpretato da Massimo Ciavarro. Fate voi.

«Io e le mie amiche, a 14 - 15 anni, amavamo i film di Fellini, non capivamo tutto, avevamo un'adesione viscerale, non intellettuale. Ho mantenuto quel tipo di curiosità e quando a Cannes ho visto “La grande bellezza” di Sorrentino sono rimasta entusiasta. L'Italia mi interessa, ricordo sempre l'affetto e la comprensione che ho trovato alla Mostra di Venezia e ho allargato l'interesse per il vostro Paese. Ci vengo spesso e ho fatto battezzare mia figlia su una collina toscana. Per questo ho accettato subito l'invito di Taormina, dove non ero mai stata».

L'attrice ha poi parlato della sua ricerca di ruoli che abbiano intensità e complessità, personaggi su cui scavare, che implichino un lavoro di ricerca: «Mi ha molto intrigato fare la serie “Big little lies”, dove ci sono violenza domestica e dolore. È importante per un'interprete affrontare tutte le emozioni, come richiedeva il mio personaggio. E anche quello di mia suocera, interpretato da Meryl Streep».

Ma, nonostante si tratti di un film uscito nel 1999 e nel frattempo lei abbia vinto un Oscar per “The hours” e sia passata da un successo all'altro, tutti le chiedono: com'è stato lavorare con Stanley Kubrick? «La cosa più strana è che me lo chiedono anche i registi con cui lavoro. L'esperienza di “Eyes Wide Shut” (l'ultimo film girato insieme con l'ex marito Tom Cruise, nda), quasi due anni di lavorazione, è stata straordinaria. Ricordo ore e ore passate, seduta in terra, a conversare con Kubrick. Ho capito che Kubrick e Fellini sono i registi di cui tutti parlano, in tutto il mondo».

E le donne regista? «Sono poche, solo il 20% dei film è diretto da donne. Allora, con altre cineaste, ci siamo sedute attorno a un tavolo a Hollywood perché vogliamo cambiare le cose. Io, per esempio, ho deciso che ogni 18 mesi farò un film di una regista». Allora ha nuovi progetti? «Ho due film in uscita, ma non progetti. Per quattro mesi non voglio pensare al lavoro: solo oceano, leggere, giocare ed essere amata. Fare la madre e la moglie».

Subito scappa, aerea e reale, in piazza IX Aprile per presentarsi in abito color fucsia (al palazzo dei congressi era in bianco) sul red carpet del Festival. Con lei i patron di Videobank e i direttori artistici. Corso Umberto è bloccato, il bagno di folla è totale, lei sorride, si affaccia al belvedere e manda baci prima di scappare ancora verso un cocktail riservato e poi verso il Teatro Antico, dove ritira il Taormina Arte Award.

Di nuovo in bianco, si rivolge al pubblico: «Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato venendo qui. Farò di tutto per propagandare questo festival nel mondo». Riceve il premio da Pierfrancesco Favino e prima di andar via, sommersa dagli applausi, aggiunge: «Sono timida».

Il lookdel giorno

Molto apprezzato sul red carpet l'abito fucsiafasciante ma dal décolletémolto ampio Per addolcire la linea, resa aggressiva dalle maniche a punta, è stato realizzato un delicato fiocco tono su tonoal centro del corpetto di Vincenzo Bonaventura.

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