"È stata la prova generale più divertente che abbiamo mai fatto". Luciano Ligabue chiude così lo show più strano al quale sia possibile assistere. Due ore e un quarto di live nel parcheggio delle Fiere di Reggio Emilia, sul palco che da venerdì girerà gli stadi d'Italia, con davanti a sè poche manciate di spettatori fra giornalisti, parenti e amici. E' l'ultima prova prima di smontare tutto e partire per lo 'Start Tour 2019': il 14 giugno appuntamento allo stadio San Nicola di Bari per poi toccare Messina, Pescara, Firenze, Milano, Torino, Bologna, Padova e Roma.
Lo scenario è assurdo: un palco lungo 58 metri per 22 di altezza e 20 di profondità, due lunghe passerelle a spingere Luciano in mezzo al pubblico, sette schermi alle sue spalle sovrastati da due L luminose. Il tutto per pochi, pochissimi, fortunati ad assistere ad un concerto da stadio ma senza folla. Il primo fattore da sottolineare è che, dopo l'intervento subito alle corde vocali e una serie di spettacoli già eseguiti, la voce di Ligabue è in formissima: al termine dello show, incontrando i giornalisti sul palco, il cantautore la definisce "uno strumento molto più solido rispetto agli ultimi anni". E la sfrutta fino in fondo, senza risparmiarsi, in una scaletta da sali e scendi continuo tra pezzi movimentati e momenti intimi. Si inizia con 'Polvere di stelle' e 'Ancora noi', una "presentazione" del nuovo album. Poi si toccano le corde dell'emozione con 'A modo tuo', per arrivare alla prime tre "botte rock", come le definisce il Liga: 'Si viene e si va', 'Quella che non sei' e 'Balliamo sul mondo'. A questo punto la situazione si scalda veramente: quando si dice, 29 anni (quelli del brano) e non sentirli. L'esigente pubblico, seduto su sedie di metallo a pochi metri dal palco, inizia a fare fatica a stare seduto. Qualcuno, timidamente, si alza. Altri tengono il tempo. Un medley chitarra e voce, però, li riporta alla compostezza. Ma a metà live è impossibile non rompere le righe. Quando Ligabue e soci si trasferiscono al fondo della passerella più lunga per il 'Medley rock club', i presenti non possono fare a meno di ammassarsi sotto palco per cantare a squarciagola 'Vivo morto o X', 'Eri bellissima', 'Il giorno dei giorni', 'Libera nos a malo' e 'Il meglio deve ancora venire'. Da quel momento la prova generale non è più la stessa. Il clima concerto, seppur nella bizzarra situazione, è creato e non lascia più nè il pubblico, nè il rocker di Correggio, fino alla fine, con i bis di 'Certe donne brillano', 'Piccola stella senza cielo' e 'Urlando contro il cielo'.
Non solo musica e spettacolo, ma pure momenti di riflessione. Come durante 'Non è tempo per noi', quando sugli schermi compare un countdown accompagnato da immagini sul cambiamento climatico. "Abbiamo ancora tempo - spiega il Liga -, poco però ne abbiamo. È arrivato il momento di fare qualcosa. E' un tema su cui ci siamo esposti anche in passato". O come in 'Vita morte e miracoli', quando lo spettatore viene colpito con l'immagine di un parto nuda e cruda: "Dà il via a un percorso, dopo si vede la vita di quel neonato finchè non è anziano. Nel pezzo si parla di vita, non mi dispiaceva un momento così crudo e naturale. Un piccolo shock".
Di certo i due momenti più riusciti del live sono i medley: uno chitarra e voce e uno super rock. "La scaletta è sempre un problema - racconta Luciano -, negli stadi credo venga gente occasionale oltre ai fan. Quindi è importante far sentire buona parte materiale nuovo e poi una sfilata dei brani più famosi. Ho trovato l'escamotage dei medley per fare ascoltare più pezzi. Mi piace dare degli assaggi. Sono due momenti che fanno diventare lo spettacolo diverso rispetto al solito. In fondo, le mie canzoni uscite sono 182, io ne faccio solo 30".
Quei trenta brani cambieranno, o almeno alcuni, a ogni stadio, fra cui San Siro che secondo Luciano, se verrà chiuso, "si perderà qualcosa di importante per la musica. Magari ce ne sarà uno più bello ma il fascino sta anche nella sua storia. Ha un sapore e un'atmosfera particolari". Però, più che per i luoghi, il cantautore ha sviluppato una dipendenza per le esibizioni dal vivo: "Non c'è niente di meglio. Mi diverto con i miei amici, ma nulla è come fare un concerto. E' un anno e mezzo che non ne faccio, ora ne ho 9 e poi buona lì. Il difficile è la gestione di questa cosa". E da qui sorge spontanea la domanda: l'anno prossimo festeggerà i 30 anni di carriera. Programmi? "Festeggeremo. Tornare a Reggio Emilia? Tante cose fanno pensare più al sì rispetto al no, però non vorrei fosse scontato". I fan sono avvisati: possibile allerta Campovolo.
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